Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/626

Da Wikisource.

ATTO SECONDO 227


Nest. La loro disunione coopera meglio ai nostri intenti che nol potesse il loro accordo: ma dovevano essere vincoli ben forti se un pazzo ha potuto romperli.

Ul. L’amicizia, a cui la saviezza non è base, cessa facilmente. Ecco Patroclo che ritorna.

Nest. Nè Achille vien con lui.

Ul. L’elefante ha le giunture, ma non per atti civili: le sue gambe servono ai suoi bisogni, ma non per genuflettere. (rientra Patroclo)

Pat. Achille vuol sappiate che è ben dolente, se qualche cosa diversa dal vostro piacere vi ha fatto venire alla sua tenda; egli spera che l’intento di questa visita sarà stato solo quello di dar moto alle membra per assecondare la concozione dei cibi.

Ag. Udite, Patroclo, noi non siam che troppo avvezzi a simili risposte; e queste parole di spregio che ei ne manda sono da noi accolte come meritano. Egli possiede egregie doti, e noi abbiam molta ragione per fargli giustizia; nondimeno tutte le sue virtù, che egli stesso non mostra in modo molto glorioso, cominciano a perdere il loro splendore ai nostri occhi, e sono riputate da noi come un bel frutto in una vivanda mal sana, che seccar si potrebbe senza che alcuno ne gustasse. Andate, e ditegli che venimmo qui per favellargli: ditegli che noi lo tassiamo di un eccesso d’orgoglio e di mancanza di cortesia. Egli si stima più grande nell’opinione sua presuntuosa, che non lo rassembri all’occhio imparziale della verità. Ditegli che uomini più degni di lui notano la villana arroganza che ostenta, ma dissimulano, e si rassegnano con umile deferenza alla sua superiorità, assecondando il flusso del suo umore, come se il buon esito di quest’impresa da lui solo dipendesse. Andate ad esporgli tutto ciò; e aggiungete che se egli si pone ad un prezzo troppo alto, noi farem senza dei suoi servigii, e simile ad una macchina da guerra, che trasportare non si possa, lo lascieremo qui giacente, bersaglio ai rimproveri di tutti. Un nano operoso val più di un gigante addormentato. Ditegli questo.

Patr. Così farò, e vi riporterò la sua risposta. (esce)

Ag. Neppure questa sua seconda risposta ci appagherà. Qui venimmo per parlargli... Entrate, Ulisse, nella sua tenda. (Ul. esce)

Aj. E che è egli più degli altri?

Ag. Da più non è di quello ch’ei si crede.

Aj. Ma neppure è tanto: pensate voi ch’ei non si reputi superiore a me?

Ag. Oh senza dubbio.