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ATTO QUINTO 267


Troil. Ora incomincia la battagliai Superbo Diomede, io ti abbatterò o troverò la morte. (mentre Troilo sta per uscire si fa innanzi Pandaro)

Pan. Udite voi, signore? udite?

Troil. Che cosa?

Pan. Ecco una lettera di quella povera fanciulla.

Troil. Fa ch’io la legga.

Pan. È così cocente il dolore che mi divora pensando a quella tapina, che uno di questi giorni vi lascierò per andar da lei. — Che vi dice ella nella sua lettera?

Troil. Parole, parole, vane parole, e nulla che derivi dal cuore. (stracciando la lettera) Le opere son diverse dai detti. — Itene al vento, frasi vuote, e partecipate alla sua incostanza; ella alimenta il mio amore con inutili ciancie, e concede ad un altro i suoi veri favori. (escono da diverse parti)

SCENA IV.

Fra Troja e il campo greco.

Allarme ed escursioni. Entra Tersite.

Ter. Stanno ora alle prese: e vuo’ andarli a vedere. Quell’abbominevole ipocrita, quell’infernal Diomede si è posto sull’elmo la manica dell’idiota Troilo, di quel balzano amante: sarei lieto di mirarli combattere insieme, e che quello sciocco giovine troiano, che ama una prostituita, potesse spedire quel dannato Greco colla sua manica verso la sua perfida e lasciva amante, onde recarle un innesto messaggio. D’altra parte la politica di costoro, di quel Nestore, avanzo di cacio secco corroso dai topi, e di quel veltro Ulisse non val una mora di siepe; per astuzia essi hanno opposto il feroce mastino Ajace all’altro cane, di razza egualmente pessima. Achille, ed ora il cane Ajace è più superbo del cane Achille, che per oggi non volle armarsi: i Greci malcontenti fanno un remore d’inferno. — Ma ecco i due campioni, che vengono allo scontro. (entra Diomede; Troilo lo segue)

Troil. Non fuggire; dovessi tu varcare lo Stige, ch’io lo nuocerei per seguirti.

Diom. T’inganni sul mio conto; non fuggo, ma mi ritiro. Fu l’amore della gloria che mi fece uscire dalla mischia: combatti!

Ter. Sostieni la tua druda, Greco! Sostieni la tua meretrice, Trojano. Onore a chi resterà possessore di quella bella manica! (Troil. e Diom. escono combattendo; entra Ettore)