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270 TROILO E CRESSIDA

gligenza, il mio riposo ora ti proteggono; ma in breve udrai parlare di me: segui frattanto la tua fortuna. (esce)

Et. Addio: ti avrei atterrato se avessi combattuto. Ma ecco mio fratello. (entra Troilo)

Troil. Ajace ha preso Enea; lo patirem noi? No, pei fuochi di quel Cielo! ei non ce lo toglierà o farà prigioniero me pure. — Odi, destino, quello ch’io dico: nulla mi preme che la mia vita abbia oggi termine. (esce; entra un guerriero splendidamente armato)

Et. Fermati, fermati, Greco: degno avversario per me tu sei. Tu non vuoi aspettarmi? La tua armatura mi piace, e intendo impossessarmene. Tu tenti di fuggire, ma io ti verrò dietro, e non ti lascierò, che prima non abbia avute le tue spoglie. (escono)

SCENA VII.

La stessa.

Entra Achille coi Mirmidoni.

Ach. Avvicinatevi, miei guerrieri, e rammentate quello ch’io dico. Seguitate il mio carro. Non vibrate un solo colpo, ma serbate la lena, e allorchè avrò trovato il sanguinoso Ettore, attorniatelo, e dispiegate tutto il vostro valore. Seguitemi, amici, e mirate com’io combatta: è deciso che il grande Ettore muoia oggi. (escono)

SCENA VIII.

La stessa.

Entrano Menelao e Paride combattendo: quindi Tersite.

Ter. Lo schernito e chi lo schernì sono alle prese. Cane e toro, l’un contro l’altro. Su, Paride, coraggio: Paride non arretrarti, il toro la vince sopra di lui: gran vantaggio sono le corna. (Paride e Menelao escono; entra Margarelone)

Mar. Volgiti, schiavo, e combatti.

Ter. Chi sei tu?

Mar. Un figlio spurio di Priamo.

Ter. Io pure sono uno spurio; amo gli spurii, fui generato spurio, son spurio d’educazione, spurio d’animo e di valore, in ogni cosa spurio. L’orso non morde l’orso; perchè dunque gli