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320 È TUTTO BEN£ QUEL CHE A BEN RIESCE

così bendati ti farà condurre per sapere i tuoi segreti: forse rivelerai tu qualche cosa che varrà a salvarti la vita.

Par. Oh! lasciatemi vivere, e vi paleserò tutti i segreti dei vostri nemici, le loro forze e i loro disegni: sì vi dirò cose che vi faranno stupire.

Sold. Ma lo farai fedelmente?

Par. Se nol farò, ch’io sia dannato.

Sold. Acordo linta. — Vieni, t’è concesso d’andare. (esce con Par. fra le guardie)

Signore. Va ad annunziare al conte di Rossiglione e a mio fratello che abbiam preso il gallo, e che lo terremo imprigionato, finchè riceviamo loro novelle.

Sold. Così farò, capitano.

Signore. Ei vuol tradirne tutti, parlando con noi medesimi. Di’ loro ciò.

Sold. Bene sta, signore.

Signore. Infine al momento delle sue rivelazioni lo manterrò fra le tenebre, e ben custodito. (escono)

SCENA II.

Firenze. — Una stanza nella casa della Vedova.

Entrano Beltramo e Diana.

Bel. Mi fu detto che il vostro nome era Fontibel.

Dian. No, mio buon signore, mi chiamo Diana.

Bel. Portate il nome d’una dea, e lo meritate. Ma, mio bell’angelo, l’amore non avrà dunque alcun diritto sopra di voi? Se la viva fiamma della giovinezza non riscalda il vostro cuore, voi non siete una fanciulla, ma un freddo marmo. Allorchè sarete morta, sarete quale siete ora, cioè insensibile; ed ora invece dovreste essere qual era vostra madre quando ingenerò sì vaga creatura.

Dian. Ella non cessò d’essere onesta allora.

Bel. Voi lo sarete al pari di lei.

Dian. No: mia madre non fece che compiere un dovere; quello che vi lega alla vostra sposa.

Bel. Di ciò non parliamo. — Ve ne prego, non persistete a combattere la mia risoluzione; sono stato unito a lei per forza, a voi invece dai dolci vincoli dell’amore. A voi quindi consacro per sempre i miei servigi.

Dian. Sì, voi siete ai nostri servigi, finchè vi piacciamo; ma