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ATTO PRIMO 357

che è quello che più amo. Credo questa la sua casa. Batti Grumio. (entra Ortensio)

Or. Chi vi è? Ah, Petrucchio! Come vivete in Verona?

Pet. Siate con tutto il cuore il ben trovato!

Or. Qual vento felice vi ha condotto all’antica vostra patria qui in Padova?

Pet. Il vento che disperde i giovani pel mondo, e li manda a tentar fortuna fuori del loro paese natio, dove non si acquista che ben poca esperienza. In poche parole, signore, ecco la mia storia. Antonio mio padre è morto, ed io mi sono avventurato a fare questo viaggio, per trovare una ricca moglie, e cercare tutti quegli altri beni che mi sarà dato di conseguire: ho buoni ducati nella mia borsa, ho terre nel mio paese, e son venuto a vedere il mondo.

Or. Petrucchio, s’io ti proponessi per isposa una cattiva fanciulla, tu non me ne sapresti buon grado. Nondimeno ella sarebbe ricca assai, ma le sue ricchezze potrebbero non fruttarti.

Pet. Ortensio, fra amici, come siam noi, non vi son che poche parole a dire. Perciò se conosci una donna abbastanza ricca per divenire mia sposa (essendo la ricchezza il solo ritornello della mia canzone d’amore), foss’ella deforme e vecchia come una sibilla, malvagia come Santippe, tempestosa come il mare Adriatico, non me ne curerei. Vengo per ammogliarmi riccamente a Padova, e se trovo ricchezze, sarò abbastanza felice.

Or. Poichè mi dici questo, continuerò da senno il discorso, che avevo fatto solo per celia. Io posso, Petrucchio, procurarti una sposa ben fornita di dovizie, giovine, bella e ben educata, ma malvagia di cuore, e irosa al segno, che se anche io fossi rovinato non la vorrei sposare per una miniera d’oro.

Pet. Non dire così, Ortensio: tu allora non dimostri di conoscere gli effetti e la potenza di quel metallo. — Manifestami il nome di suo padre, e ciò basta; ch’io la chiederò quand’anche ella fosse peggiore di Medea.

Or. Suo padre si chiama Battista Minola, onesto cittadino dei più colti ed affabili: ella poi ha nome Caterina, ed è famosa in Padova per la sua maligna lingua.

Pet. Conosco suo padre, ma non la fanciulla: ed egli conosceva molto il padre mio. Non dormirò senz’averla veduta, onde permettetemi di lasciarvi, o vogliate accompagnarmi alla sua casa.

Grum. (a Or.) Ve ne prego, signore, lasciatelo seguire il suo disegno. Sull’onor mio! se ella lo conoscesse come lo conosce io saprebbe che le sue bizzarrie faranno poco effetto sopra di