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ATTO QUARTO 381


Pet. È uno scellerato, un indegno scellerato che merita la corda. Sedete, Caterina; so che avete fame. Volete dire il benedicite o lo dirò io per voi? — Che cosa ci avete dato? Una fetta di montone?.

Dom. Sì.

Pet. Chi l’ha cucinata?

Dom. Io.

Pet. È tutta abbruciata, come pure il resto della cena. Vi fu mai nulla di peggio? Vi fu mai uomo al mondo servito così indegnamente? Recate via di qui questa cena diabolica, miserabili, (gettando le vivande in faccia ai Dom.) e non mi ricomparite più innanzi. Oh stupidi automi! che cosa borbottate fra voi? Fra breve vi raggiungerò e vi tratterò come meritate.

Cat. Ve ne supplico, sposo, non vi sdegnate così: la cena era buona, se aveste voluto contentarvene.

Pet. Ti dico, Caterina, ch’era tutta abbruciata, e che mi si è espressamente proibito di mangiare vivande così arse, perchè ingenerano la bile, e svegliano la collera. È meglio per noi di fare senza cena, che d’alimentarsi con simili pietanze. State quieta, domani andrà meglio, ma per questa sera c’è forza il digiunare. Venite, vi condurrò nella vostra stanza da letto. (esce con Cat. e Cur.)

Nat. (avanzandosi) Pietro, vedesti mai nulla di simile?

Piet. Egli la farà morire. (rientra Curtis)

Grum. Dov’è andato?

Cur. Nella stanza di lei, in cui le fa un sermone per esortarla alla continenza, e grida, bestemmia per appoggiare i suoi argomenti, talchè la poveretta non osa più nè guardarlo, nè aprir la bocca. Ella è immobile come persona svegliata d’improvviso in mezzo a’ suoi sogni. Partiamo, partiamo: eccolo che ritorna. (escono; rientra Petrucchio)

Pet. Così da politico arguto ho incominciato il mio regno, e nutro speranza di raggiungere felicemente il mio scopo. Il mio falco ha ora gli spiriti desti pel digiuno, e finchè non sia domato, non bisogna pascerlo, per non fare che prenda troppo orgoglio. Ho anche un altro mezzo poi per mansuefarlo, ed avvezzarlo a riconoscere la voce del suo signore; è quello di sorvegliarlo, come si sorvegliano quei nibbi che ribelli all’autorità non restano vinti che dalla continua presenza del padrone che li batte. Ella non s’è cibata di nulla oggi, e deve continuare a digiunare. La notte scorsa non ha dormito, e non deve dormire neppur questa: troverò, come per la cena, qualche difetto immaginario nel