Vai al contenuto

Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, VII.djvu/214

Da Wikisource.

ATTO SECONDO


Entra Gower.

Gow. Voi vedeste un re potente colpevole di scellerato incesto, fatto persecutore di un buon principe, delizia dei suoi popoli. Non vi sgomentate per anche, e attendete al fine degli eventi. Io debbo ancora mostrarvi grandi cose, che rettificheranno i vostri giudicii sulle cose di questo mondo. Pericle è per ora a Tarso, dove gli vengono decretate statue di riconoscenza, e incomincia a godere di un po’ di pace, ma la pace è breve e lunghe son le tempeste, onde guardate adesso quello che accade.

Pantomima.

Entra da una parte Pericle che parla con Cleone; han seco tutto il loro seguito. Da un’altra parte vien un gentiluomo con una lettera per Pericle; Pericle la legge, poi la mostra a Cleone, e dà quindi una ricompensa al messaggere, a cui concede anche gli ordini cavallereschi, Escono quindi tutti da diverse parti.

Gow. Il buon Elicano, rimasto a Tiro, non vi ha spese le ore profittando dell’assenza del suo principe: egli ha divinato il disegno del reo Taliardo, e ha scritto a Pericle ammonendolo che non era più sicuro per lui il fermarsi in Tarso. Venuto in cognizione di ciò il povero principe, torna ad imbarcarsi e a scorrere gli infidi mari che tosto si corrucciano e rispondono all’ira che regna nel firmamento. La tempesta frange il vascello; fra i folgori e la bufera, Pericle, avendo tutto perduto, è balzato di spiaggia in spiaggia; egli solo sopravvive ancora al naufragio suo, ma pare che debba essere per poco; senonchè la fortuna alfine, placata alquanto, lo getta benignamente sopra una sponda. Quel che ne segua, il dramma ve lo dirà: perdonate per ora al vecchio Gower. (esce)

SCENA I.

Pentapoli. — Una landa in vicinanza del mare.

Entra Pericle tutto bagnato.

Per. Calmate una volta i vostri crucci, sdegnose stelle! Venti, uragani, folgori, pensate che l’uomo non è che una sostanza ter-