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208 | PERICLE PRINCIPE DI TIRO |
di mio padre, per amore di cui vi supplico: vuo’ chiedervi ancora che mi conduciate alla Corte del vostro sovrano, dove, rivestito d’essa, potrò mostrarmi gentiluomo. Se mai le mie fortune muteranno in meglio, io vi ricompenserò delle vostre bontà: infino a quel momento resterò vostro debitore.
1° Sign. Volete voi viaggiare per quella donzella?
Per. Vuo’ mostrare la virtù che ho acquistata nelle armi.
1° Pesc. Andate dunque, e gli Dei vi siano propizii.
2° Pesc. Udite però prima una parola, amico; fummo noi che pescammo questo bell’ornamento: se la fortuna vi seconda, non ci dimenticate.
Per. Vivete certi della mia riconoscenza. Eccomi, mercè vostra, cavaliere di nuovo; eccomi di nuovo sulla via che conduce alle grandezze. Additatemi la via, anelo di giungere alla Corte di cui m’avete parlato.
2° Pesc. Io vi guiderò fin là.
Per. L’onore è la meta a cui i miei passi son vòlti, e in questo dì io risorgerò, o cadrò per sempre. (escono)
SCENA II.
Entrano Simonide, Taisa, Signori e seguito.
Sim. Son pronti i cavalieri ad incominciar la giostra?
1° Sign. Lo sono, signore, e non aspettano che un vostro comando per presentarsi.
Sim. Fate che vengano; e voi Taisa, in onore di cui si combatterà, assidetevi qui al mio fianco, come la figlia prediletta della bellezza. (esce un Sig.)
Tais. Voi vi piacete, padre, ad esaltare i miei meriti che sono assai scarsi.
Sim. Di voi, parlo il vero, nè esagero le vostre lodi, credendovi, come tutti i principi sono, un’immagine del Cielo sulla terra: in quella guisa poi che i gioielli perdono il loro lustro dove sian negletti, così s’oscura l’onore dei principi, se non viene encomiato. Osservate ora attentamente, figlia, gli emblemi di tutti i cavalieri che s’avanzano.
Tais. Così farò, poichè lo richiede il mio onore. (entra un cavaliere; egli passa sul ponte, e il suo scudiero presenta il di lui scudo alla principessa)