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270 LA COMMEDIA DEGLI EQUIVOCHI


Cor. Guardate come trema nei suoi furori.

Pinch. Datemi la vostra mano, e lasciate che io vi senta il polso.

Ant. Eccovela, e le vostre guancie giudichino se è potente. (dandogli uno schiaffo)

Pinch. Ti comando, Satana, di escire dal corpo di quest’uomo, e di ricader tosto nei tuoi abissi tenebrosi: esci, te lo impongo in nome delle mie preghiere e di tutti i santi del cielo.

Ant. Taci, stolto, non sono indemoniato.

Adr. Piacesse al cielo che nol fossi, povera anima!

Ant. Riserbatemi la vostra compassione, graziosa signora. Era questi l’uomo che stava oggi con voi, e ne interdiceva l’accesso in casa mia? Era questa faccia di croco?

Adr. Oh marito! Dio sa che voi avete oggi pranzato con me, e se foste restato con me fino ad ora, non sareste andato soggetto a questi oltraggi.

Ant. Io ho pranzato in mia casa? Che ne dici, furfante?

Drom. Per dir la verità, signore, non avete pranzato in casa vostra.

Ant. Le mie porte non erano chiuse, mentr’io ne stavo fuori?

Drom. Certamente, certamente.

Ant. E non mi scherniva ella intanto?

Drom. Vi scherniva.

Ant. E la sua ancella non diceva corna di me?

Drom. Certo, diceva; quella bella vestale da cucina.

Ant. E pieno di sdegno non mi partii io di colà?

Drom. Sì, ciò faceste, e le mie ossa possono attestarlo: esse che di poi sentirono tutto il vigore della vostra rabbia.

Adr. (a Drom.) Sta egli bene il secondare la sua follìa?

Pinch. In ciò non v’è male; ei così la renderà più mite.

Ant. Tu subornasti l’orefice per farmi arrestare.

Adr. Oimè! io vi mandai anzi il danaro per farvi riporre in libertà. Dromio, che sta qui, venne con ansia a prenderlo.

Drom. Io? io non so quello che diciate.

Ant. Non andasti tu da lei, per aver una borsa di danaro?

Adr. Sì, ed io gliela diedi.

Luc. Posso far testimonianza, che questo è vero.

Drom. Dio mi è testimonio, che non fui mandato a prendere una corda.

Pinch. Signora, il padrone e il servo stan del pari in potestà del diavolo. Lo veggo dal loro pallore, dai loro occhi infossati. Bisogna legarli, e metterli in qualche stanza buia.