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ATTO PRIMO 287

Vogliano gli Dei che niun vento malefico soffi sopra i miei Stati, ond’io non sia costretto a dire che veri erano i miei presentimenti. Inoltre ho soggiornato qui abbastanza per stancare Vostra Maestà.

Leon. Siam troppo robusti, fratello, per sentire tale stanchezza.

Pol. Non più a lungo mi fermerò.

Leon. Anche otto giorni.

Pol. Parto dimani.

Leon. Divideremo dunque gli otto giorni, e in ciò non vuo’ essere contraddetto.

Pol. Non mi incalzate così, ve ne supplico. Non vi è voce più eloquente per me nel mondo della vostra, ed ella mi vincerebbe se la mia presenza vi fosse assolutamente necessaria, quando anche il bisogno richiedesse da me un rifiuto. I miei doveri mi richiamano verso i miei Stati; porre ostacolo alla mia partenza, sarebbe punirmi dell’amicizia che mi avete addimostrata, e una più lunga dimora diverrebbe anche per voi infesta: per toglier tanti impacci, addio, fratello.

Leon. Voi restate muta, signora? Parlate.

Er. Volevo tacere fino a che voi l’aveste indotto a dichiarare con giuramento che egli non resterebbe: ma metteste poco calore nella vostra preghiera. Ditegli che siete certo che tutto è quieto in Boemia; che ne abbiamo ricevuto ieri l’assicurazione solenne. Diteglielo, ed egli sarà forzato fino nelle sue ultime trincee.

Leon. A meraviglia, Ermione.

Er. Se rispondesse che arde dal desiderio di rivedere suo figlio, sarebbe una ragione delle più potenti, e ove la dicesse, converrebbe lasciarlo partire; se assicurasse con giuramento che tale è il motivo che l’induce a lasciarci, io e le mie donne lo caccieremmo di qui a colpi di conocchia. — Ma di ciò egli non parla, onde io (a Pol.) mi arrischierò a chiedergli una settimana ancora della sua real presenza. — Allorchè voi riceverete il mio sposo in Boemia, vi raccomando di tenerlo un mese al di là del termine fermato pel suo ritorno; però guardate, Leonte, che allora io non vi ami un po’ meno di quello che le altre donne amano i loro mariti. Volete restare?

Pol. No, signora.

Er. Restate.

Pol. Nol posso veramente.

Er. Veramente? Tale parola è troppo debole per vincere la mia resistenza: ma quand’anche pronunziaste giuramenti tanto forti da scuoter gli astri, anche allora vi direi, signore, non partirete: veramente non partirete; e il veramente di una regina è