Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, VII.djvu/337

Da Wikisource.
328 LA NOVELLA D'INVERNO


Gar. Padrone, vi sono alquanti pastori a cui è cresciato il pelo, e che si dicono satiri, che vogliono danzare una danza che le fanciulle assicurano piacerà molto, se non riesce troppo straordinaria.

Post. Lasciaci, non vogliam saperne di danze; se ne son fatte anche troppe. — So, signore, che vi infestiamo.

Pol. Anzi mi ricreate; vediamo anche quest’altro ballo.

Gar. Ve ne son tre di coloro, padrone, che da quel che dicono, han danzato dinanzi al re, e il meno agile di essi salta dodici piedi e mezzo quadrati.

Post. Cessa da tante ciance e falli entrare, poichè a questi buoni ospiti piace: ma fa presto.

Gar. Stanno alla porta, padrone. (esce, poi rientra con dodici pastori vestiti da satiri. Questi danzano, quindi se ne vanno)

Pol. Buon vecchio, ne saprai di più in seguito. — (a parte) Ma troppo lungi vanno, ed è tempo di separarli. Il buon uomo mi ha detto tutto quello che sapeva. — Bel pastorello, (a Flor.) il vostro cuore è pieno di qualche sentimento che distrae la vostra anima dal piacere della festa. Veramente quand’io era giovine e amavo, solevo far doni alla mia bella: io avrei posta a contribuzione la valigia del mercante, ma voi lo lasciaste partire senza curarlo. Se la vostra amata prendesse ciò in mala parte, vi riputasse poco affezionato, o poco generoso, voi non avreste che risponderle.

Flor. Mio degno vecchio, so che la mia bella non cura simili doni: quei doni che ella da me aspetta, stanno racchiusi in questo cuore ch’io le ho di già offerto, ma di cui ella non ha ancor preso possedimento. — Oh ascolta (a Per.) pronunziare il voto dell’anima mia dinanzi a questo vecchio, che da quel che mi sembra ha un tempo amato: io prendo la tua mano, questa mano morbida come la piuma di una colomba e bianca come lei, o come il dente di un Etiope, o come la pura neve portata vergine sulle ali di qualche uragano.

Pol. E poi? — (a parte) Oh come l’accarezza e come ne sembra preso! — Proseguite, giovine, io vi ho interrotto: qual’è la dichiarazione che volevate fare?

Flor. Uditela e siatene testimonio.

Pol. E il mio compagno ancora?

Flor. Egli ancora e quant’altri qui stanno, e tutti gli uomini del mondo, se qui fossero; la terra pure e il cielo e l’universo: siate tutti testimonii, che fossi io incoronato il più gran monarca