Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, VII.djvu/45

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tisce, che ha reso il mio cuore colpevole di questo spergiuro? Un voto rotto per cagion tua non merita dì essere punito. Feci voto contro le donne, ma non contro le Dee, e una Dea tu sei. Il mio voto non risguardava che le bellezze mortali, e tu sei una bellezza celeste, lì possedimento delle tue grazie mi monderà di ogni disonore. I giuramenti non son che un soffio, il soffio non è che un vapore, e sei tu astro fulgido sopra di me, come il sole è sopra la terra, che a te attiri tal vapore: esso è salito nella tua sfera. Se il mio giuramento è violato, io non ne ho colpa, e se fossi io pure che violato l’avessi, qual pazzo non sarebbe abbastanza savio per rompere un giuramento, onde guadagnare un paradiso?»

Bir. (a parte) Ecco versi dettati dal fegato, che trasmutano un corpo perituro in una divinità, una giovane oca in una Diva: idolatria, idolatria! Dio ne faccia misericordia! Siam molto fuori del buon sentiero. (entra Dumain con un foglio)

Long. Di chi mi varrò per mandare questo scritto? Chi si avanza? (va in disparte)

Bir. (a parte) Tutti nascosti noi giuochiamo a gatta cieca. Io mi sto qui come un semidio dell’Olimpo, e il mio occhio attento scruta quei miseri insensati, e penetra i loro segreti. Eccone un altro. Oh Cielo! i miei voti son paghi; Dumain è pure innamorato: quattro beccaccie in un piatto solo.

Dum. Di vìnissima Caterina!

Bir. (a parte) Miserabile profano!

Dum. Meraviglia ineffabile e incantatrice!

Bir. (a parte) E te ha bene incantato.

Dum. L’ambra de’ suoi cappelli vince l’ambra medesima.

Bir. (a parte) La similitudine è nuova, se non bella.

Dum. Ella è altera come un cedro.

Bir. (a parte) Aspetta; una delle sue spalle la rende alquanto umile.

Dum. È bella come il giorno.

Bir. (a parte) Come qualcuno di quei giorni in cui il sole non risplende.

Dum. Ah, se i miei voti fossero paghi.

Long. (a parte) E i miei anche!

Re. (a parte) Ed anche i miei, buon Dio!

Bir. (a parte) Amen, purchè i miei pure non vengano obbliati: non è ben detto?

Dum. Vorrei dimenticarla, ma ella è una febbre che regna nel mio sangue, e mi costrìnge a ricordarmi di lei.