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ATTO QUINTO 55

garvi di danzare, non verrò più a vagheggiarvi vestito da Russo. No, non mi fiderò più nei discorsi studiati, nè nella scienza di un paggio: non esprimerò più il mio amore con figure pedantesche e ricercate, con iperboli strane. Fumi di vanagloria, che ora ripudio, mi avevano offuscato l’intelletto, ma ora dichiaro per quel bianco guanto, che nasconde una mano, chi sa quanto più bianca, che per l’avvenire, amoreggiando, l’espressione dei miei sentimenti sarà esposta coi sì, o coi no, i più semplici, e per cominciare la mia riforma, così Iddio mi assista, dico: che il mio amore, cioè per voi, è fermo e costante, e della tempera più pura e più salda.

Ros. Senza salda, vi prego.

Bir. Incorro ancora un po’ nell’esagerato, ma vogliate compatirmi, che da tal malattia a poco a poco risanerò. Aspettate. Questi signori intanto son tutti, come me, infetti di mal di cuore, specie di dolce peste, che hanno in loro propagato i vostri occhi. Essi sono visitati dalla collera del Cielo, da cui voi pure non siete esenti, signore, se giudicarlo mi lice dai vostri volti.

Prin. Quelli che rimasero inceppati da noi, saranno da noi sciolti.

Bir. Siamo uomini perduti: non vogliate del tutto precipitarci.

Re. Insegnateci, bella principessa, qualche bella apologia, per la nostra grave offesa.

Prin. La più bella apologia è il confessarla. Non eravate voi qui dianzi travestiti?

Re. Io vi era, signora.

Prin. E riceveste una buona lezione?

Re. Sì, bella signora.

Prin. E quando eravate qui, che cosa mormoraste all’orecchio della vostra donna?

Re. Ch’io la rispettava sopra ogni altra cosa.

Prin. Ma quando ella vi dirà di confermarlo, voi lo negherete.

Re. No, sul mio onore.

Prin. Tacete, tacete: dopo un giuramento violato non vi farete alcun scrupolo di violarne un altro.

Re. Disprezzatemi se io manco a questo giuramento.

Prin. Vi disprezzerò, siatene sicuro. — Rosalina, che cosa susurrava il Russo nelle vostre orecchie?

Ros. Mi giurava, signora, ch’io gli ero cara e preziosa come la pupilla dei suoi occhi: mi dichiarava superiore ad ogni altra cosa di questo mondo, aggiungendo che mi avrebbe sposata, o che sarebbe morto mio amante.