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niccolò tartalea 49

per istruire i loro figliuoli, e cercato dai giovani più studiosi per ascoltare le sue lezioni. Nè alcuno poneva mente al difetto del tartagliare, tanta era la sapienza e l’efficacia dei suoi ragionamenti. Alla fine l’illustre repubblica di Venezia, udito celebrare da lontano l’ingegno di Niccolò, volle chiamarlo ad aprirvi una pubblica scuola di matematiche; ed egli aveva appena vent’anni! Allora corse alla madre che già godeva del riposo procacciatole dal suo ingegno e dal suo affetto filiale, e le domandò se voleva accompagnarlo a Venezia. La buona vecchia, guardando il cielo con l’espressione della riconoscenza, si alzò e poi ricadde quasi svenuta dalla contentezza nelle braccia del figliuolo. Quand’ella si rinvenne, si trovò in mezzo alle persone più autorevoli della città venute per dire addio all’illustre figliuolo di Michelotto vetturale. E non meno onoravano la madre, vedendo quanta venerazione e quanto affetto Niccolò avesse per lei. Tutti i Bresciani furono addolorati della sua partenza; ma nel tempo stesso si congratulavano pensando come un povero fanciullo, nato e cresciuto fra loro in mezzo a tante calamità, fosse ambito per professore da uno dei principal popoli dell’Italia.

Venezia è fabbricata sopra tante isolette nel mezzo al mare; e per andarvi e necessario navigare sulla laguna. Quando il Tartaglia e sua madre furono vicini allo sbarco, videro una quantità di gondole dov’erano i più distinti personaggi della repubblica, e Niccolò andava indicando a sua madre i nuovi