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58 racconto ottavo

In uno dei punti più stretti di quella strada raggiunse un giovinetto che pareva di condizione civile benchè fosse vestito poveramente; e non potè subito rattenere il cavallo imbizzarrito dalle frustate.

Roberto (era il nome del giovinetto) senza impaurirsi si lanciò nel fosso come un baleno, e risalito subito con sveltezza quantunque avesse una mano impicciata da un fagottino, seguitò in silenzio la sua strada. Quel pericolo gli aveva risvegliato un improvviso risentimento contro il malaccorto guidatore; ma Roberto era d’animo generoso; e trovate subito da sè stesso le ragioni per iscolparlo, gli perdonò. Indi, nel guardar dietro al calesse, gli parve che una ruota fosse per uscire dal cannello della sala; ed allora postosi a correre quanto più poteva, gridò: La ruota esce, la ruota esce! Il guidatore sulle prime o non intese o non volle badarvi; ma Roberto urlava tanto forte, che alla fine si guardò accanto, vide la ruota che ondulava, rattenne il cavallo, balzò dal calesse, e conobbe che se il cavallo avesse fatto un’altro passo gli sarebbe toccato a trabaltare nel fosso con grave rischio della sua vita... L’acciarino legato male era saltato fuori.

Intanto Roberto lo raggiunse, e mentre il Valenti lo ringraziava d’avergli salvato la vita, gli si offerse per istare davanti al cavallo e per dargli tempo di assicurare provvisoriamente la ruota al suo posto: «Qui vicino, aggiungeva intanto il fanciullo, c’è la mia casa, e può darsi che si trovi un altro acciarino o almeno un chiodo che regga più