Pagina:Saggio di rime.djvu/48

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* xlvii *

DI ferrei cerchi, e di catene orrende
     Gravar le membra, e tormentar se stesso,
     E far da voglie turpi non oppresso
     4Sia il corpo, cui ragion sgrida, e difende:
Rigoroso digiun servar, che rende
     I van desiri obbedienti, e appresso
     Tutto seguire che ne vuol concesso
     8Austera penitenza, e a quel che intende;
Tu, Franco, amasti d’abbracciare, e appieno
     Ch’eri Franco segnale a noi ne desti,
     11Orme calcando di spinosa vita.
Or fa tu franchi i peccator non meno,
     Sicchè ciascuno il suo fallo detesti;
     14E Franco egli è se tal esempio imita.



INtanto che Giuseppe al sonno affida
     Le stanche membra, in dolce sogno vede
     Alato Messaggier che a lui si guida,
     4Disceso or or dalla superna sede.
Ovunque ei passa par che tutto rida,
     L’aura più chiara intorno ad esso riede;
     Ma già gli è appresso, ed all’orecchio grida:
     8Sorgi, e ne va; salva il Divino Erede.
Crudele Erode il cerca a dargli morte,
     Prendi la Sposa, e ’l Figliolino, e ratto
     11In Egitto ti reca a far soggiorno.
Sì, dice quei. Di tal Mosè al ritorno,
     Di te a tuo prò, non a tuo danno tratto,
     14T’allegra, o Egitto; immensa è la tua sorte.



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