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Pagina:Saggio sulla felicità.djvu/16

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quanti siensi i mali, ed i beni, senza punto aumentare degli uni, o degli altri la somma, facile sarebbe, che al sonno, anzichè all’attenzione lo inducesse; mentre, chi gli pruovasse con filosofiche sottigliezze, e con calda eloquenza, che l’uomo è del bruto più infelice, che le scienze, e le arti hanno peggiorata la sua sorte, ben molti applausi ne riscuoterebbe; e ciò non già perchè lo avesse istrutto, o migliorato, ma soltanto perchè lo avrebbe divertito, portando alla sua anima una forte sensazione. Non sempre però giova dilettare; e l’errore, per essere condito dalle dolcezze del piacere, non cangia per questo di essenza, ma anzi torna agli uomini tanto più nocivo, quanto più avidamente essi accostano il labbro all’avvelenata sua tazza.

I filosofi, ed in più particolar guisa i moderni, hanno parlato della felicità metafisicamente, e con metodo analitico si son fatti a notomizzare li nostri bisogni, li nostri desiderj, li nostri timori, e le nostre speranze. Ma la natura, che con mano pietosa leva il velo a que’ segreti, la cui conoscenza può tornarci di qualche utile reale, avvolge invece in nebbia densissima quegli altriFonte/commento: Pagina:Saggio sulla felicità.djvu/61, che solo interessar possono la nostra curiosità. Di vero, do-

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