Pagina:Saggio sulla felicità.djvu/34

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colse lo stesso tetto ospitale, e che da’ vincoli più cari, e più sacri erano con esso loro legati. Ma, ed a che mai discendo io a ragionarti particolarmente in cotanto subbietto, che se svolger volessi, mi sarebbe mestieri tesserti la storia sì dell’umane virtù, che degli umani delirj, e che se pretendessi in pochi cenni ristringere, non meno ardua impresa tenterei, che se mi studiassi di far capire in piccolo vasello l’acque abbondanti di un fiume?

Il solo mio scopo nell’avertene fatto questo cenno brevissimo, quello si è stato, di trarne l’importante conseguenza, che l’uomo prima di accogliere nel suo seno l’ambiziosa cupidigia, deve attentamente esaminare se stesso, sì per non rendersi infelice, come per non essere stromento fatale di sciagure, e di miserie alla sua patria. Egli renderebbe se stesso infelice, se, mal consultate le forze del suo animo, e del suo intelletto, si facesse ad assumere qualche incarico, che le sue limitate facoltà sorpassando, fosse quindi costretto ad obbrobriosamente abbandonare; e renderebbe non solo se stesso infelice, ma li suoi concittadini eziandio, se forze avendo bastanti, e di core, e d’ingegno, pure da pessima indole sospinto, si lascias-


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