Pagina:Saggio sulla felicità.djvu/53

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mento, tu ti studj di spogliare il timore di tutte quelle illusioni, di cui lo veste la nostra immaginazione, e procacci di rendere sì forte il tuo animo, che vinto non resti da quanto vi ha in esso di reale. Pur troppo l’immaginazione stessa, che poco anzi ti ho dipinta qual sorgente inesausta de’ nostri piaceri li più puri, accresce invece a dismisura la somma de’ nostri mali, quando dalla ragione non venga frenata.

Il timore altro non è per se stesso, che una sensazione dolorosa generata dalla probabilità di futuro avvenimento spiacevole. Parrebbe quindi, che questa sensazione dovesse costantemente corrispondere alla maggior o minor probabilità dell’avvenimento, ed alla maggiore o minore intensione del dolore imminente. Che se poi la misura della sensazion dolorosa, non si troverà proporzionata a siffatte cause reali, e positive, l’eccesso sarà per certo l’effetto di cause immaginarie, ed effimere; conseguentemente dovrà dalla sana ragione essere sceverato, e siccome illusorio sbandito, ed annientato.

Ridotto per tal guisa il timore alla sua giusta importanza, conviene adesso esaminare con quali armi s’abbia a combattere. Ecco ciò che deve


esse-