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Pagina:Saint-Pierre - Paolo e Virginia, 1883.djvu/36

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paola e virginia 29


Non ostante la grande ineguaglianza di questo suolo, ogni cosa era accessibile al tatto così come alla vista; egli è il vero che noi tutti lo soccorrevamo di mano e di consiglio. Intorno a questo bacino egli aveva condotto un sentiero, che con varie diramazioni scendeva giù dalla circonferenza al mezzo. Fin dei luoghi più aspri aveva egli tratto vantaggio, combinando con felice armonia la facilità delle passeggiate coll’asprezza del suolo, e le piante salvatiche colle domestiche. Radunata l’immensa quantità delle pietre smosse che ingombrano ora queste strade e quasi tutta l’isola, egli aveva erette qua e là certe piramidi, e nelle fessure di quelle postovi terra con ceppi di rosai, di poincinie e d’altri tali arbusti che si piacciono fra i sassi, talchè in breve quelle piramidi ruvide e fosche, apparvero ricoperte di verzura e di fiori. Dei burroni, sopra i quali antiche piante stendevano i loro rami, formavansi grotte, dove il caldo non potendo penetrare, vi si meriggiava ottimamente. Per un sentiero entravasi in un boschetto, in mezzo al quale, riparato dai venti, veniva un albero domestico tutto carico di frutti. Colà v’era una messe, qui un brolo di frutti, in capo a quel viale vedevansi le capanne, per entro a quest’altro si scorgevano le ultime cime dei monti. Sotto un macchione di folti tatamacchi intrecciati di liane v’era un gran bujo sul bel mezzodi: stando sulla punta di quella roccia vicina che si spinge fuor del monte, vedevansi tutte le altre che stanno qui intorno colla marina in prospettiva, dove appariva di quando, in quando qualche vascello che veniva dall’Europa o che vi faceva ritorno. Là sopra adunavansi le due famiglie alla sera, e vi godevano in silenzio dell’aria fresca, della fragranza dei fiori e delle ultime armoniche gradazioni della luce e delle ombre.

Qual cosa più bella dei nomi che furono allora imposti a quasi tutti i punti piacevoli di questo laberinto! Da quella roccia, di cui vi parlava, mi vedevano molto da lunge quando io arrivava, e però si chiamava La Scoperta dell’Amicizia. Paolo e Virginia vi avevano piantato per giuoco un bambù, in cima al quale innalzavano un fazzolettino bianco per dar segno del mio arrivo, allorchè mi vedevano, a quella guisa che sul monte vicino s’innalza una bandiera alla vista di