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gran numero di maestri, i quali, fra le altre cose, m’insegnano la storia, la geografia, la grammatica, le matematiche e la cavallerizza; ma sento di avere sì poca attitudine a tutte queste scienze, che anderò poco avanti. Io m’accorgo che sono una povera creatura che ha poco ingegno, e già que’ signori me lo fanno capire; ma non cessa per questo la bontà di mia zia: ella mi dà abiti nuovi tutte le stagioni; mi ha posto intorno due cameriere che sono abbigliate al pari delle grandi signore; mi ha fatto assumere il titolo di contessa; ma mi ha tolto il mio nome De la Tour, il quale mi era caro quanto lo è a voi stessa per tutte le sciagure alle quali mio padre andò incontro sposandovi, come mi avete raccontato. Ella vi ha sostituito il nome della vostra famiglia, che mi è caro egualmente, avendolo portato voi da fanciulla. Vedendomi posta in uno stato così splendido, l’ho supplicata di mandare anche a voi qualche soccorso. Come farò a riferirvi quello che mi ha risposto? Ma voi mi avete raccomandato di dirvi la verità in ogni cosa. Mi disse ella dunque che il poco non vi gioverebbe a nulla, e che nel genere di vita semplice che voi menate, il molto vi sarebbe d’imbarazzo. Fin dai primi momenti cercai un qualcheduno che vi desse le mie nuove, non sapendo io ancora scrivere; ma, non conoscendo persona di cui potessi fidarmi, ho studiato dì e notte per imparare a leggere e scrivere, e Dio mi ha fatto la grazia che vi sono riuscita in poco tempo. Raccomandai la spedizione delle prime mie lettere alle signore che stanno presso di me; ma credo che le abbiano date a mia zia. Mando questa col mezzo di una mia amica che sta qui in educazione anche ella, e voi dirigerete a lei la vostra risposta, ponendovi la soprascritta che troverete qui unita. Mia zia mi ha interdetto ogni esterna corrispondenza, la quale potrebbe, com’ella dice, attraversare i grandi disegni che ha fatti sopra di me. Ella sola mi vede alla grata, e viene con lei un vecchio signore suo amico, il quale ha, dice ella, una grande inclinazione per me. A dire il vero, io non potrei averne nessuna affatto per lui, quand’anche fosse possibile ch’io ne sentissi per qualcheduno.

«Vivo in mezzo allo sfarzo ed alla ricchezza, senza