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capitolo x. - l’assalto dei ghiacci 93


Il capitano Bak aveva dato il comando di: macchina indietro! La Stella Polare che forse correva il pericolo di investire o di farsi stritolare da quel colosso che si distingueva vagamente fra l’oscurità, retrocesse a tutto vapore, ma ricevette un tale urto, che la stiva rimbombò come se nel suo interno fosse scoppiata una granata.

Wilkye, Linderman e Bisby, svegliati di soprassalto, i primi due semi-vestiti e il terzo avvolto nella sua famosa pelle di bisonte, s’affrettarono a salire in coperta, credendo che la goletta si fosse arenata o fosse stata sfondata da qualche ice-berg.

— Cosa succede? chiese Linderman, che pareva avesse perduto il suo sangue freddo.

— Succede, signore, che noi siamo circondati dai ghiacci e che siamo stati urtati, rispose il capitano.

— Ma dove ci troviamo noi?

— Lo ignoro io stesso, signore; da tre ore la bussola non dà più esatte direzioni e pare che sia impazzita.

— Forse al polo s’alza un’aurora australe, che questo nebbione ci impedisce di scorgere, disse Wilkye. Voi sapete che quel fenomeno meraviglioso altera le bussole, specialmente quando le navi s’avvicinano al polo magnetico.

— Ma non siamo che a 61° di latitudine.

— Ciò basta, signor Linderman.

— La situazione è dunque grave, signor Bak?

— Gravissima, signor Linderman, poiché noi siamo fra una vera flotta di ghiacci.

— Dannato nebbione!.... Cosa contate di fare?

— Avanzare a piccolo vapore.

— Sono lontane le Shetland?

— Non lo credo.

— Non urteremo contro qualche isola?