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104 al polo australe in velocipede


polari, cagionano delle atroci bruciature alle mani che li toccano?

— Non è cosa nuova per me, signor Linderman, che ho visitato la Groenlandia e la baia di Baffin del polo settentrionale.

— E le vostre gomme credete che resistano?

— E la vostra nave, credete che resista alle tremende pressioni dei ghiacci? D’altronde voi non avete veduto ancora i miei velocipedi.

— Devono essere capilavori.

— E andranno lontani a dispetto della vostra ironia, disse l’americano stizzito. Ci rivedremo al polo, signor Linderman, se sarete capace di giungervi.

— Mi credereste forse un pauroso? chiese l’inglese, coi denti stretti.

— Non ve l’ho ancora detto, ma vi sfido a raggiungermi al polo.

By-god!... Che fiducia!... Fate già conto di esservi!... Ci manca ancora molto, signor Wilkye, o meglio avete ancora da cominciare.

— E voi pure.

— La mia nave si avanza verso il sud.

— Ed io fra poco vi precederò e pianterò prima di voi la stellata bandiera dell’Unione al polo.

— To’!... to’!... esclamò Bisby, intervenendo. Ecco due uomini che minacciano di diventare idrofobi per quel dannato polo, che io regalerei tanto volentieri agli orsi bianchi. Non vale la pena di scaldarsi, amici miei, specialmente con questo freddo. Per Bacco! volete prendervi una polmonite o una costipazione?

— È vero, Bisby, disse Wilkye, ridendo. È troppo presto per intavolare delle dispute: siamo ancor lontani dal polo.