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capitolo xvi. - la partenza pel polo | 151 |
verso un campo di ghiaccio che la corrente trasportava verso il nord.
Wilkye ed i suoi compagni raggiunsero le prede. Erano state colpite tutte e tre nel capo, pure si muovevano ancora ed una tentava, con sforzi indicibili, di raggiungere l’orlo del banco. Bisby però, che ci teneva alla cena, s’affrettò a finirla col calcio del fucile.
— Ritorniamo alla capanna, disse Wilkye. Manderemo i marinai a raccoglierle.
— Non ce le mangeranno gli animali?
— Quali? Se vi ho detto che in questo continente non si sono mai veduti nè orsi, nè lupi.
— Potrebbero esserci, Wilkye.
— Levatevi dal cervello questo timore, nessuno vi toccherà la cena.
Si rimisero in cammino costeggiando i banchi di ghiaccio, sparando di tratto in tratto qualche fucilata contro gli uccelli marini che volteggiavano presso le sponde, e verso le sette di sera ritornavano alla capanna.
I marinai, che in quel frattempo avevano trascinata la scialuppa sulla costa e che avevano posto in ordine ogni cosa nell’interno della piccola abitazione, furono mandati sul banco, e un’ora dopo il cuoco si poneva dinanzi alla stufa, per preparare la cena, la quale fu da tutti lodatissima. I fegati e le cervella delle foche, preparati sapientemente dal negoziante, non potevano riuscire più squisiti e tutti fecero molto onore alla frittura. All’indomani, per tempo, gli americani erano in piedi. Wilkye ed i suoi due compagni avevano annunciata la loro partenza pel polo australe.
Furono aperte le grandi casse contenenti i pezzi del velocipede e tutti si misero all’opera per aiutare il capo della spedizione.