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alcun angolo: era proprio il deserto polare che il sole invano sforzavasi di rendere meno triste.

Perfino i ghiacci più non crepitavano, quasi avessero paura di turbare i silenzi gelati di quella regione desolata ed inabitabile.

Gli intrepidi esploratori, però non si arrestavano e si lasciavano trasportare verso le misteriose regioni del sud dal velocipede, il quale divorava la via con crescente rapidità.

A mezzodì, secondo i calcoli di Wilkye, si trovavano già a trecento miglia dalla capanna. Fecero una breve sosta per allestire un modesto pranzo, poi risalirono sulla macchina e si rimisero in viaggio dirigendosi verso la catena dei monti che ormai si delineava nettamente verso il sud.

Il freddo si manteneva costante, quantunque il sole brillasse sempre. Il termometro oscillava fra i -5° ed i -7°, ma non accennava a discendere.

L’estate in quelle regioni doveva essere ben breve, e forse non riusciva a sgelare interamente il continente polare.

Alle 9 di sera gli esploratori si arrestarono e rizzarono la tenda presso un’alta rupe, che si elevava solitaria in mezzo all’immensa pianura. Per la prima volta scorsero degli uccelli, che avevano collocati i loro nidi sulla cima di quell’altura.

Erano alcune coppie di Micropterus cinereus, volatili che sono grossi come un pinguino, pesanti sette od otto chilogrammi, colle penne grigie sul dorso e bianco-giallastre sull’addome, colle ciglia bianche che danno ai loro occhi un aspetto bizzarro e le zampe giallo-aranciate con screziature nere. Questi grossi volatili, i maschi specialmente, tramandano un odore disaggradevole e la loro