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Pagina:Salgari - Al polo australe in velocipede.djvu/66

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58 al polo australe in velocipede


Si dice che la fortuna arride agli audaci; così deve essere, poiché la piccola Stella Polare, dopo una lotta terribile contro l’irrompere delle immense ondate e del vento scatenato, verso le dieci di sera si trovava dinanzi al canale di Le-Maire.

Fu un momento angoscioso per tutti: perfino Linderman e lo stesso Wilkye, provarono una stretta al cuore ed impallidirono, quando videro la goletta lanciarsi a tutto vapore entro il canale.

Guai se la prua trovava uno scoglio!... Lo scafo, quantunque costruito a prova di roccia, non avrebbe resistito e la piccola nave si sarebbe subissata di colpo.

Entro lo stretto, il mare dibattevasi con furore estremo. Racchiuso fra le alte e dirupate spiagge della Terra del Fuoco e dell’Isola degli Stati, schiacciato, compresso alle due uscite dall’oceano, si sollevava in ondate mostruose, si rompeva, si polverizzava. Tuonava con tale fracasso sulle due coste, da impedire all’equipaggio di udire i comandi del capitano.

Il povero negoziante di carni salate, che non aveva mai affrontato una tempesta, era livido come un morto e domandava con voce fioca, al suo amico Wilkye, se stavano per andare a picco. Esausto dal mal di mare che lo travagliava, impressionato dai muggiti delle onde e dai fischi sempre più striduli del vento, si era accovacciato ai piedi della scaletta del ponte di comando, mandando sordi gemiti.

Aveva perduto il cappello a cilindro che trabalzava per la coperta, ma non voleva ancora ritirarsi. Malgrado la sua nausea, voleva vedere dove si andava e non voleva perdere la sublimità di quello spettacolo!

Alla mezzanotte la Stella Polare usciva dallo stretto girando la punta Parry, senza aver toccato in alcun