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capitolo vi. - i furori del capo horn 59


luogo e si slanciava verso il sud-ovest per oltrepassare il capo Horn.

Ma anche colà, la tempesta infuriava tremendamente. Un altro oceano prendeva allora parte a quella lotta mostruosa: il Pacifico, il quale si avanzava con possenti muggiti fra le isole Herschell, Evout, Lennox, Neue, Pieton, Hermite, S. Diego e tutte le altre che coronano le coste occidentali della Terra del Fuoco, fino all’isola di Camden.

I tre oceani, non più frenati dalle terre, si urtavano l’un l’altro sormontandosi, lacerandosi, contorcendosi come se volessero respingersi a vicenda, però le loro ondate non erano più spezzate, ma si spiegavano più libere, pur raggiungendo altezze mostruose. Se ne vedevano alcune che non dovevano misurare meno di sedici metri di elevazione.

La Stella Polare continuava tuttavia la sua corsa muovendo dritta verso il capo Horn. Si sentiva più libera, ora che non aveva da temere più le scogliere e da affrontare le contro-ondate. Saliva intrepidamente, leggiera come un uccello, le montagne liquide, scivolava negli avvallamenti, poi tornava a librarsi sulle creste spumeggianti.

Il suo rollio ed il suo beccheggio non erano più tormentosi e la sua stabilità era maggiore, specialmente ora che l’equipaggio aveva spiegata la randa del trinchetto, con tre mani di terzaruoli.

Alle due del mattino, lunghi muggiti si udirono verso il sud-ovest. Pareva che laggiù il mare si rompesse contro una scogliera.

— Il capo Horn! gridò il capitano Bak.

Un istante dopo, al chiarore d’un lampo, si discerneva sul fosco orizzonte la temuta isola, l’ultima del continente americano.