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Pagina:Salgari - Duemila leghe sotto l'America - Vol. I.djvu/49

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un formidabile assalto 47


— I giornali ne avrebbero parlato, disse l’irlandese.

— Duecent’anni fa non c’erano i giornali, rispose Morgan.

— Ma questa navaja non ha due secoli, disse l’ingegnere. A quest’ora, coll’umidità che qui regna si sarebbe irrugginita.

— L’osservazione è giusta, disse Burthon. E non può quest’arma essere caduta dall’alto?

— Dall’alto! esclamò l’ingegnere.

— Può esserci un buco comunicante colla superficie della terra.

— Non è improbabile. Conserverò quest’arma.

Tornarono tutti quattro verso le rive del lago. O’Connor, che aveva terminato il fornello, mise a bollire l’anguilla mentre Burthon preparava una minestra.

Il pranzo fu divorato in pochi minuti, inaffiato da un’abbondante sorsata di vecchio wisky. Burthon si vendicò in modo tale della scarica elettrica ricevuta dall’anguilla, da non essere quasi più capace di muoversi tanta era la carne, del resto buonissima, inghiottita.

— Sono le 6 antimeridiane, disse l’ingegnere guardando il suo cronometro. Dormiremo a terra giacchè non abbiamo da temere nè gli uomini, nè le belve.

— E nemmeno l’umidità della notte, aggiunse Burthon, che non chiedeva di meglio.

Quantunque non ci fossero pericoli, gli avventurieri si misero ai fianchi le loro carabine e i loro revolvers, dopo di che, avvoltisi in grosse coperte, s’addormentarono tranquillamente. Poco dopo russavano in modo tale da destare gli echi della grande caverna.

Ott’ore erano di già scorse, quando O’Connor,