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un terribile pericolo 67


CAPITOLO IX.

Un terribile pericolo.

Al grido d’allerta dell’ingegnere e di Burthon, O’Connor e Morgan, ancora mezzi assonnati, erano saltati in piedi precipitandosi verso prua. Uno spettacolo spaventevole, capace di agghiacciare il sangue all’uomo più coraggioso delle due Americhe, s’offerse tosto ai loro occhi.

Là, a due passi dallo sperone, un mostro enorme, orribile, galleggiava fissando su di loro due occhi grandissimi dai glauchi colori. Era una massa di trentamila chilogrammi, fusiforme, gelatinosa, grigiastra, armata di un enorme becco corneo, curvo come quello di un pappagallo, che aprendosi mostrava una lingua dura, irta di lunghi denti aguzzi. Attorno alla sua smisurata testa, otto braccia lunghe non meno di quindici metri, fornite di innumerevoli ventose, si dipartivano, e agitandosi nell’aria spargevano all’ingiro un fortissimo odore di muschio. Quell’essere mostruoso, sconosciuto, doveva essere senza dubbio terribile.

L’ingegnere e gli avventurieri atterriti, si erano gettati indietro.

— L’orribile mostro! esclamò Morgan.

— Che bestia è quella lì? chiese O’Connor con un filo di voce.

— Non ho mai visto nulla di simile! esclamò Burthon.