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DUEMILA LEGHE SOTTO L’AMERICA


CAPITOLO XIV.

Un lago in fiamme.

Appena il battello entrò in quel lago, uno spettacolo superbo s’offerse tosto agli occhi dell’ingegnere e dei suoi compagni.

Essi si trovavano non già nell’interno di una caverna ma bensì nell’interno di un gigantesco vulcano spento, che s’alzava in forma di cono, colle pareti incrostate di vecchie lave, ora liscio ed ora sporgenti o rientranti, screpolate, arse dai fuochi. Sulla cima s’apriva un largo cratere, adorno di piante arrampicanti che dondolavano sotto i soffi del vento esterno, e di lassù scendeva, proprio dritto, un gran raggio color dell’oro che rifrangevasi sulle rocce di un piccolo isolotto emergente in mezzo al lago.

— Magnifico spettacolo! esclamò Burthon.

— Superbo! esclamò O’Connor.

— Ammirabile, disse Morgan, fissando il fascio di luce che scendeva dal cratere.

— È un vulcano questo? chiese il meticcio.

— Sì, ma spento, rispose sir John.

— Che si possa giungere al cratere?

— Non vedi che le pareti sono liscie?