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gli scorridori del mare 131

— Mi ha detto che è amico dei bianchi, e che comanda ad una piccola tribù stabilita cinque miglia da qui.

— E ci lasceranno continuar tranquillamente i nostri lavori?

— Sì, anzi mi ha invitato a seguirlo nel villaggio.

— Non andate, capitano; di questi brutti selvaggi non mi fido punto.

— Non potrei rifiutare l’invito senza offendere il capo. D’altronde non andrò solo.

Ordinò ai marinai di continuare i lavori sotto la direzione del secondo, poi scelti dieci dei suoi più coraggiosi uomini, si unì ai guerrieri per recarsi al villaggio. Il secondo lo pregò nuovamente di non andarvi, onde non esporsi a dei pericoli; ma il capitano fu irremovibile e continuò la via a fianco del capo dayako.

Il tragitto fu rapidissimo e facile sicchè in meno di un’ora poterono giungere al villaggio.

Esso si componeva di trecento e più capanne, più o meno vaste, di forme ovali o coniche. Ve n’erano alcune difese di palizzate, altre coperte di banderuole di stoffe rosse, e altre col tetto coperto di punte aguzze. Tutto all’intorno eravi poi una solida cinta per difendere il villaggio dagli assalti dei nemici.

Il capitano ed i suoi marinai entrarono senza esitare nel villaggio, e furono accolti amichevolmente dalla popolazione. Donne e guerrieri semi-nudi, correvano in folla a vedere gli uomini bianchi. Il capo, che si chiamava Klanda, condusse gli ospiti nella sua vasta capanna fatta a mo’ di cono e diede loro da bere del vino estratto dall’arenga saccarifera, bevanda eccellente, poi degli ananassi e dei banani di grossezza meravigliosa, quindi li invitò a pranzo.

Venuta la sera, il capo fece improvvisare dai suoi uomini una danza guerresca, quindi mise a disposizione degli ospiti parecchie capanne, credendo che si fermassero nel villaggio.

Il capitano, temendo che i suoi s’inquietassero ricusò l’offerta e accompagnato da dieci guerrieri e dai marinai, ritornò alla spiaggia dove il secondo l’aspettava con viva impazienza.

Ai primi raggi del sole, Klanda con cento guerrieri andò a visitare i bianchi a bordo. Il capitano Parry si affrettò a far loro buona accoglienza, fece vedere la sua nave, e quando i dayaki ebbero finito di visitare quella casa galleggiante, come la chiamavano, offrì loro parecchi regali consistenti in pezzi d’ottone, conterie, fazzoletti da pochi soldi e qualche bottiglia di rhum.

Per sei giorni le cose andarono così. Il capo dayako tutte le mattine si recava a bordo della Garonna, e il capitano Parry si recava spesso al villaggio.

Alla sera quasi tutti i marinai si ritiravano a bordo, avendo