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170 emilio salgari


– Mangiatevi fra voi – disse Kardec, alzando le spalle.

– No – urlò un marinaio. – Siamo tutti uguali qui!...

– Cosa vuoi dire? – chiese il bretone.

– Che tutti devono correre il medesimo pericolo.

– Ma noi non vogliamo la vostra carne.

– Ah no! – gridarono alcuni. – Sta bene, ma guai chi di voi la toccherà.

– Sapremo difenderla – dissero altri.

– Il bottone nero! – gridarono tutti con esaltazione.

– Fermatevi, sciagurati! – tuonò il dottore. – Volete diventare antropofaghi?

– Taci, corvo del malaugurio – disse uno spagnolo.

– La sorte!... La sorte!... – esclamarono tutti.

Un marinaio aprì una delle casse contenenti le vesti e strappò una manata di bottoni bianchi ed uno nero, simile per la forma e pel peso agli altri.

– Siamo? – chiese.

– Tredici – rispose un americano, dopo di aver contato i compagni.

– Numero fatale – disse lo spagnuolo, rabbrividendo.

– Gettatemi un berretto.

– Meglio una tasca – disse un peruviano. – Offro la mia!...

– Accettato – risposero gli altri.

Il peruviano prese i bottoni, li contò uno ad uno mostrandoli ai compagni che si erano disposti in circolo attorno a lui, e se li mise in tasca.

– Mostra la mano! – gridarono tutti.

– È vuota – rispose il peruviano, alzandola.

– Chi affronta la morte pel primo? – chiesero.

– Procediamo per lettera alfabetica – disse un vecchio marinaio. – Cabral, a te!

Il portoghese che portava quel nome, si fece innanzi. Era livido, anzi giallastro, ed un tremito generale scuoteva le sue membra.

Un silenzio di morte regnava sulla zattera. Kardec, i cinque francesi, il dottore, Vasco, Niombo e perfino Seghira, non fiatavano più e si tenevano dinanzi alla tenda, colle armi in pugno, in preda ad un profondo orrore. Gli altri, che stavano per sfidare la morte, tacevano, tenendo gli sguardi fissi sul portoghese, che esitava, ed i coltelli in mano, pronti ad assassinarlo se estraeva il bottone fatale.

– Pesca – disse il peruviano.