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204 emilio salgari


Non era necessario ucciderlo: il cambambù faceva rapidamente il suo effetto. A poco a poco le forze dell’assassino scemavano e il suo viso, gonfio come se volesse scoppiare, impallidiva a vista d’occhio.

Ben presto un nuovo getto di sangue gli montò alla gola, le sue braccia si irrigidirono, le suo gambe si distesero, un ultimo tremito scosse il suo corpo ed esalò l’estremo respiro.

Seghira gli si appressò, contemplandolo con gioia selvaggia e si sedette accanto a lui, mormorando:

— Sono vendicata: Alvaez sarà contento!

Allora Niombo rizzando l’alta sua statura e volgendosi verso la sua tribù, accennando il dottore e Vasco, disse:

— Liberate questi uomini: sono miei amici.

Poi additando i marinai esterrefatti, aggiunse:

— Impadronitevi di questi bianchi. Li condurrete dal mio alleato il re dei fani e direte a lui che sono suoi schiavi e che come tali esigo che vengano trattati.

«A costoro dono la vita, ma lavoreranno i campi della nostra Africa, sotto la sferza implacabile dei negri e sotto i morsi del sole equatoriale. Andate!

— Niombo – disse il dottore. – Tu che sei generoso, grazia per quei disgraziati.

— No, tobib — rispose il negro. — Essi conducono i figli dell’Africa a lavorare le loro terre; vadano ora, gli uomini bianchi a lavorare le terre dei negri. Anch’io mi vendico!

— E di noi, cosa farai?

— Il tobib è mio amico: parla, dove vuoi andare? Sono ridiventato re della grande tribù dei Baccalai, che non mi aveva dimenticato e per te posso fare quello che tu vorrai, poichè tutti qui mi obbediscono.

— E se io volessi rimanere con te? Curerei i tuoi uomini e potrei esserti utile.

— Grazie, tobib, ti accetto — disse Niombo.

Poi guardandolo fisso e sorridendo, disse:

— Tu speri di poter liberare un giorno i tuoi compagni dalla schiavitù; lo leggo ne’ tuoi occhi. Se potrai farlo, Niombo non si opporrà!

— Grazie.

— E tu, Vasco, dove vuoi andare? Ti darò tanto oro da poter vivere tranquillo nella tua lontana patria — disse Niombo.

— Se mi vuoi, rimango io pure con te.

— Sei mio amico: ti nomino comandante dei miei guerrieri,