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52 emilio salgari

VII.


Colpi di cannone e colpi di sperone.


La caccia alla nave negriera era cominciata! Qualunque altro capitano, che si fosse trovato nella posizione di Alvaez, con una nave alle spalle e un’altra, che poteva giungergli addosso da un istante all’altro e prenderlo fra due fuochi, si sarebbe spaventato, sapendo quale sorte lo aspettava se aveva la disgrazia di cadere vivo nelle mani di quei formidabili e terribili avversari.

Il brasiliano però, era tale uomo da non perdere la testa nemmeno dinanzi i più grandi pericoli, anzi era allora che acquistava maggiore audacia e maggior sangue freddo. Aveva una fiducia illimitata nella sua nave che sapeva dotata di eccellenti qualità nautiche, di una rapidità poco comune e di una robustezza eccezionale e nel suo armamento, che poteva competere con quello dei più grandi incrociatori, destinati alla repressione della tratta.

Aveva progettato rapidamente il suo piano, per potersi sbarazzare di uno degli avversari, i quali se uniti potevano facilmente abbordarlo ai due lati ed esterminargli l’equipaggio di gran lunga inferiore per numero. Si trattava di immobilizzarlo sul grande banco, facendolo arenare, ma in modo che non potesse discagliarsi prima del ritorno dell’alta marea. In sei ore Alvaez aveva tutto il tempo necessario per guadagnare un grande tratto e per sbarazzarsi dell’altro, che lo aspettava al largo per tagliargli la via verso l’ovest.

Al comando dato agli artiglieri di poppa, che stavano schierati dietro ai due pezzi grossi da caccia, i due mostri di bronzo s’infiammarono ruggendo, scatenando dalle loro gole un turbine di mitraglia, proiettili di grande effetto contro l’attrezzatura di una nave a vela e che hanno lo scopo di recidere le funi di manovra e di sventrare le vele. L’accordo fra gli artiglieri fu così perfetto, che le due detonazioni ne formarono una sola.

– Assaggiate questo per ora, – disse Alvaez. – Più tardi vi manderò dei confetti di maggior calibro.

Quella doppia scarica di ferraccio, scagliata a soli quattrocento metri sopra la coperta dell’incrociatore, non andò perduta, poi-