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60 emilio salgari


nave affondante, spazza il castello della nave negriera uccidendo o storpiando amici e nemici, poi una scarica di fucili torna a spazzarla. Il capitano Alvaez, che si trovava in mezzo ai combattenti, si apre un varco fra i marinai, scende la gradinata barcollando e giunto sul ponte stramazza al suolo, lasciando andare la sciabola d’abbordaggio grondante sangue.

Il dottore, che non lo perdeva di vista, si slanciò verso di lui:

– Alvaez! – gridò.

Il capitano non rispose: aveva smarrito i sensi ed era diventato pallido come un morto.

Il dottore non si perdette d’animo. Mentre i cannoni tuonavano e la fucileria tempestava le due navi, raccolse l’amico, se lo prese fra le braccia e attraversato rapidamente il ponte fra il fuoco e le palle, lo trasportò nella sua cabina, adagiandolo su di un letto.

– Alvaez! – ripetè. – Gran Dio!... Sei ferito a morte forse? Dannato incrociatore!...

Senza curarsi delle palle che si sprofondavano con cupo rimbombo nella carena della nave e che potevano entrare anche in quella cabina e dell’equipaggio che rispondeva furiosamente agli ultimi colpi della nave affondante, spogliò rapidamente l’amico che non dava quasi più segno di vita.

Guardò il petto, ma non aveva che due leggere scalfitture, prodotte da due colpi di punta, probabilmente da due colpi di spada o di coltello.

– To’! – esclamò Esteban, sorpreso. – Dove può essere stato colpito?

Un filo di sangue che sfuggiva sotto la camicia arrossando le lenzuola del letto, lo avvertì che la ferita era sul dorso. Voltò delicatamente il ferito e vide un piccolo foro, aperto fra la scapola della spalla destra.

– Una palla qui!... – esclamò. – Ecco un bel mistero!... Ma se l’ho veduto lottare sempre col petto volto al nemico?... Chi può averlo colpito per di dietro?...

– Dottore! – esclamò in quell’istante una voce tremante.

Esteban si volse colla fronte aggrottata e vide, ritta sulla porta della cabina, la giovane mulatta, col viso alterato da una inesprimibile angoscia, pallido come quello del capitano e gli occhi umidi.

– Ah! Sei tu, Seghira? – disse il dottore, rasserenandosi.

– È ferito? – chiese la schiava, con un alito di voce.

– Sì.

– Molto?