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i drammi della schiavitù 71


– Ma io non lo voglio! – esclamò il bretone, con accento minaccioso. – Mi comprendi?... Io non lo voglio!...

Il negro lo guardò al colmo della sorpresa. Quello scoppio improvviso di rabbia, non riusciva a comprenderlo.

– Cosa volete dire? – chiese.

– Voglio dire che quella donna deve essere mia – rispose il bretone.

– L’avete detto or ora che ama il padrone.

– E non voglio che lo ami.

– Si odiano anche i bianchi adunque?...

– Forse più dei negri.

– Dunque voi odiate il padrone.

– Ciò non ti riguarda, schiavo – rispose brutalmente il secondo.

– E cosa volete adunque da me?... Dallo schiavo?...

– Tu sei l’amico di Seghira.

– È vero.

– Io ti accorderò la libertà quando noi avremo attraversato l’oceano e ti darò i mezzi per tornartene in patria, se accetti il patto.

– Quale? – chiese Niombo, nei cui sguardi balenò un lampo di speranza.

– Che tu persuada Seghira a diventare mia.

– L’amate voi, adunque?

– Sì – rispose il bretone, quasi con rabbia. – Quella donna mi ha messo un fuoco strano nelle vene: i suoi occhi mi seguono dovunque, mi hanno stregato e bisogna che diventi mia, mi comprendi Niombo?

– Vi comprendo, ma il padrone?...

– Ah!... In quanto a lui... morrà presto, lo spero – disse il bretone con voce cupa.

– E voi volete che io la dia a voi?...

– Sì, Niombo, ed avrai la libertà. Acconsenti?...

– Rifiuto!...

– Rifiuti?

– Sì.

Il bretone guardò il negro come trasognato, come se non avesse compreso bene.

– Tu rifiuti? – ripetè, con voce sibilante. – Tu, vile schiavo!

– Niombo è un re, figlio di re! – esclamò il negro con orgoglio. – La vostra libertà a tale patto, io la disprezzo!...