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Pagina:Salgari - I drammi della schiavitù.djvu/74

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72 emilio salgari


– Miserabile!... – urlò il bretone, alzando lo scudiscio. Il negro rizzò l’alta statura, sviluppando i suoi enormi muscoli, e guardò intrepidamente il bretone, dicendogli con voce ripiena di minaccia:

– Badate!...

Kardec che sembrava fosse impazzito pel furore, senza badare alla minaccia e sapendo d’altronde che lo schiavo era incatenato, alzò lo scudiscio e sferzò rabbiosamente, ma senza toccare la pelle del gigante.

Questi con una rapida mossa l’aveva afferrato in aria strappandolo dalla mano del secondo. Spezzare in due il manico ferrato come se fosse un semplice fuscello di paglia e scagliarla sul viso del bretone, fu l’affare d’un istante.

– Bianco! – ruggì Niombo. – Bada!...

– Ah! Cane! – urlo Kardec. – A me marinai!... Frustate questo miserabile!...

Niombo vedendo i quattro marinai di guardia accorrere colle fruste in mano, ebbe un accesso di furore spaventevole. Quel gigante, che doveva possedere una forza immensa, con una strappata irresistibile spezzò la catena che lo teneva unito alla parete e si slanciò attraverso al frapponte tuonando:

– Su, Baccalai!...

A quel grido che echeggiò nel ventre del vascello come un colpo di tuono, tenne dietro un immenso stridìo di catene, poi un clamore selvaggio che sembrò un immenso muggito, o lo scoppio improvviso di un uragano.

I cinquecento negri si erano risvegliati come un solo uomo, ma non erano più cinquecento negri avviliti, umili, paurosi dinanzi alla frusta degli aguzzini: parevano cinquecento leoni avidi di preda. I figli delle foreste africane si risvegliavano tremendi, pronti a vendicarsi d’un sol colpo dei lunghi patimenti, delle umiliazioni, delle frustate subite.

Vedendo il loro re libero balzare attraverso il frapponte, uomini, donne e perfino i ragazzi erano scattati in piedi mandando quei selvaggi clamori, pronti a tutto, anche a farsi sterminare pur di vendicarsi su qualcuno.

I quattro marinai che accorrevano in soccorso del bretone, in un momento furono afferrati da cinquanta braccia, disarmati, atterrati e sparvero sotto un’onda di corpi umani.

A quelle urla di belve feroci, a quel furioso stridìo di catene, alle grida d’aiuto dei marinai, che si sentivano strangolare e dilaniare, l’equipaggio intero della nave negriera col dottore e mastro