Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
una caccia al volo | 235 |
Il capitano avendo veduto fuggire numerose bande di animali che supponeva fossero asini, era calato in quel luogo, colla speranza di abbatterne qualcuno.
Rokoff però, udendo parlare d’asini, non aveva potuto trattenere una smorfia.
— Vi pare una selvaggina apprezzabile, degna d’un colpo di fucile? — aveva chiesto al capitano.
— E come! — aveva risposto questi, quasi scandalizzato. — Sdegnate un boccone da re?
— Mangiano gli asini i re di questo paese?
— L’onagro, si chiama anche così, è una selvaggina scelta, ricercatissima, che supera lo jack e il montone. Voi non sapete dunque l’istoria della bella figliola di Semengam, uno dei più celebri re della Persia.
— Niente affatto, capitano. Andava matta per gli asini, quella signora?
— Narrano le antiche cronache persiane, che quella fanciulla si fosse innamorata alla follìa di Rustan, uno dei più prodi cavalieri dell’Iran, perchè questi, fra le tante sue meravigliose gesta compiute, aveva fatto anche quella di divorarsi nientemeno che un asino intero.
— Che stomaco doveva avere quel guerriero persiano. Io non l’avrei di certo invidiato.
— Perchè non avete mai assaggiato la carne dell’onagro. Me ne direte qualche cosa domani, se riusciremo a catturarne qualcuno.
— Come li caccieremo?
— Standocene sullo Sparviero; diversamente perderemmo inutilmente il nostro tempo, essendo velocissimi.
— Sapendovi un buongustaio raffinato, proverò anche la carne degli asini, — disse Rokoff. — Suppongo che non sarà peggiore di quella dei cavalli, e nella guerra russo-turca e anche nella spedizione di Samarcanda, dei corsieri ne abbiamo divorato più d’uno. —
Il capitano non si era ingannato a scendere in quel luogo. Lo Sparviero si era, l’indomani, appena alzato costeggiando le rive del lago, quando a circa un mezzo miglio fu veduta una immensa truppa di quegli animali galoppare sull’altipiano.
Erano tre o quattrocento che s’avanzavano su parecchie linee, preceduti dai capi, coi maschi dinanzi e le femmine in coda.
Correvano all’impazzata, facendo rimbombare il suolo e