Pagina:Salgari - I naviganti della Meloria.djvu/159

Da Wikisource.

i naviganti della meloria 157

Il signor Bandi aprì le labbra, mormorando:

— Mi sento debole... amico.

Poi non scorgendo il giovane pescatore, riprese:

— E Roberto?

— Sta per venire.

— Salvi tutti?

— Tutti, dottore.

Il giovane pescatore era allora giunto. Padron Vincenzo ruppe il collo alla bottiglia e fece bere al dottore alcuni sorsi di rum, poi inzuppati alcuni stracci di lana gli strofinò il corpo.

— Grazie, Vincenzo — disse il signor Bandi. — Fate una fatica inutile, comincio a sentirmi bene.

— Voi siete ancora assai debole.

— Bah! Passerà presto tutto.

— Dovete aver urtato contro le rocce del bacino.

— È vero, Vincenzo. Ho creduto proprio d’andarmene all’altro mondo senza vedervi.

— Ci racconterete come è andata la cosa.

— Non lo so nemmeno io, amici. Mi sono sentito scaraventare contro delle rocce che dovevano trovarsi sotto la cascata, poi travolgere dalle onde, poi più nulla.

— Eppure vi abbiamo trovato sulla spiaggia — disse Michele.

— Forse vi sono stato spinto dal flusso o vi sono giunto nuotando macchinalmente.

— Avete corso un brutto pericolo, dottore — disse padron Vincenzo. — Se le forze vi tradivano prima o l’onda non vi spingeva verso la riva, a quest’ora sareste nel canale e certamente non più vivo.

— È vero, Vincenzo. Avete trovato le nostre casse?

— Sì, vi sono tutte — rispose Roberto.

— Anche la zattera dello slavo?

— È ancora arenata sulla sponda.

— Una vera fortuna per noi. Temevo che l’alta marea, durante la nostra assenza, avesse portato via ogni cosa.

— Anch’io avevo questo dubbio, dottore — rispose padron Vincenzo. — Volete venire all’accampamento? Io credo che una buona colazione vi rimetterà in gambe meglio di qualsiasi cerotto.

— L’appetito non mi manca, Vincenzo — disse il signor Bandi, sorridendo. — Faremo colazione, poi ci riposeremo alcune ore. Abbiamo tutti bisogno d’un bel sonno.

Si alzò aiutato dai compagni ed appoggiatosi al robusto braccio del lupo di mare, si diresse verso il piccolo seno che serviva di rifugio alla zattera dello slavo.

Giunto colà si sedette su una delle casse, mentre i pescatori allestivano rapidamente la colazione servendosi di due lampade ad alcool.

Quel pasto fu divorato in pochi minuti, innaffiandolo coll’ultima bottiglia di Valpolicella.