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i naviganti della meloria 87

Quello scoppio era appena avvenuto, quando la caverna fu invasa da un bagliore acciecante.

— Le lave! — urlò padron Vincenzo.

— Sì, ed irrompono attraverso la galleria! — gridò Michele, che si trovava più vicino al vano.

Il dottore, vinto da una irresistibile curiosità, si era spinto innanzi.

Quale spettacolo s’offerse allora ai suoi occhi!...

Dalla squarciatura che metteva sull’abisso, si riversava, come un torrente che straripa, una fiumana di liquido ardente che somigliava a bronzo fuso, avendone anche i bagliori.

Erano le lave del vulcano che invadevano la galleria. Il torrente ingrossava, mentre sopra di esso volteggiavano masse di fumo nerissimo impregnato d’un acuto odore di zolfo e di bitume. Trovando la via ingombra di ostacoli che non poteva distruggere, quella materia vischiosa, ma altrettanto pericolosa, di tratto in tratto s’arrestava, si accavallava come le onde del mare in piena tempesta, s’increspava, s’arruffava, mostrando bagliori di fuoco e scintillii di zolfo fuso, poi straripava scivolando, correndo fra masso e masso, fra roccia e roccia, dividendosi e suddividendosi in mille canali e canaletti.

Era uno spettacolo terribile, ma pur ammirabile, superbo!... Perfino i tre pescatori, dimenticando per un istante le loro apprensioni, si erano affacciati al vano e guardavano con un misto di paura e di stupore quella fiumana ardente che dilagava attraverso le frane minacciando d’invadere l’intera galleria.

— Non ho mai veduto nulla di simile!... — esclamò padron Vincenzo. — Tutto questo fuoco fa venire i brividi, ma come è bello!...

— Non rimpiangete adunque questa esplorazione?

— Oh! No, dottore!

— E come faremo noi a uscire da qui? — chiese Michele. — Fra poco avremo la ritirata impedita.

— Questa eruzione non può durare molto — disse il signor Bandi. — Il vulcano finirà col calmarsi.

— E se questa eruzione continuasse qualche giorno?

— Passando di masso in masso credo che potremo giungere allo sbocco della galleria. Aspettiamo che queste scosse cessino, poi ce ne andremo.

— Ma... dottore!...

— Cosa volete, Vincenzo?

— È strana! Le lave ci sono già vicine, eppure non sento alcun caldo!... Si direbbe che questo fiume di fuoco manca di calore.

— Se però tu provassi ad immergere un dito in quella materia vischiosa, lo perderesti in un attimo.

— Bruciano adunque quelle lave?

— Come il bronzo fuso.

— E perchè non irradiano alcun calore?

— Pel motivo che si coprono subito d’una leggera pellicola vitrea, la quale è una pessima conduttrice del caldo. La loro superficie si rassoda prontamente, e se questo fiume non venisse continuamente alimen-