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i naviganti della meloria 89

vano bene o male servire di ponti, e le vôlte continuavano, sotto le poderose scosse, a rovinare.

I quattro disgraziati, rannicchiati in fondo alla piccola caverna, guardavano, con lo sguardo terrorizzato, la terribile fiumana che montava sempre.

— Dottore — disse ad un tratto Vincenzo. — Se non ce ne andiamo, fra mezz’ora le lave invaderanno anche questo rifugio.

Il signor Bandi non rispose. Si era affacciato al vano e osservava attentamente le pareti superiori della galleria che le poderose scosse avevano ormai in parte diroccate e screpolate.

— Decidetevi dottore — disse Vincenzo. — Il pericolo incalza.

— Ho trovato — rispose il signor Bandi.

— Che cosa?

— Forse potremo sfuggire alle lave.

— In quale modo?

— La parete che sta sopra di noi è franata in vari luoghi e mi pare che non sia impossibile scalarla.

— E dove andremo?

— Per ora cercheremo di giungere presso le vôlte, poi vedremo cosa si potrà fare per tornarcene alla scialuppa.

— Ed i sassi che continuano a cadere?

— Cercheremo di evitarli meglio che potremo. Tutto dobbiamo tentare se non vogliamo morire arsi vivi.

— Siamo pronti a seguirvi — risposero i tre pescatori.

— Coraggio e sangue freddo.

Tutt’e quattro, approfittando di un istante di calma del vulcano, si slanciarono fuori.

Lo spettacolo era stupendo ed insieme terribile. Tutta la grande caverna era piena di fuoco: le lave, presa ormai la loro via, si rovesciavano tumultuosamente fra le rovine delle vôlte, sormontando i macigni, accavallandosi, dividendosi e riunendosi, mentre dallo squarcio che metteva sull’abisso, nuove masse di materia incandescente si precipitavano giù in una corsa furiosa, fra vortici di fumo e miriadi di scintille.

Una luce intensa, che aveva riflessi sanguigni, si proiettava sulle rocce tingendole di rosso, illuminando le semi-infrante arcate di quella splendida galleria.

Il dottore, dopo d’aver costeggiato le sporgenze del vano e di essere saltato su alcuni massi che le lave avevano ormai circondati, si era arrestato dinanzi ad una grande spaccatura, la quale saliva verso le vôlte a zig-zag. La parete, poche ore prima tutta d’un pezzo e quasi liscia, era stata spezzata di colpo da una di quelle poderose scosse ed appariva sventrata.

Un gran numero di massi erano caduti da quella fenditura e radunatisi alla base, avevano formata una gran piramide che si poteva, con qualche sforzo, salire.

— Seguitemi! — aveva gridato il dottore, slanciandosi fra quei macigni per poter giungere più facilmente alla spaccatura.