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70 capo vii.


Wan-Stael, pazzo di dolore e d’ira voleva ritornare a terra per impegnare una lotta suprema o farsi uccidere, ma Wan-Horn, Hans e Cornelio spinsero invece la scialuppa verso la giunca.

Ormai tutto era perduto e l’equipaggio era già stato massacrato. Ritentare una pugna contro quelle orde cento volte più numerose, sarebbe stata una pazzia, un sacrificio inutile.

– Lasciatemi andare a terra! – esclamava il povero capitano, strappandosi i capelli. – Lasciate che vada a vendicare il mio equipaggio!...

– Per farvi uccidere, signore? – rispondeva il vecchio marinaio. – No, noi abbiamo fatto abbastanza per tentare di salvarli, e non dovete esporre la vostra vita e questi valorosi nipoti.

La scialuppa, attraversata la baia, giunse sotto la giunca, la quale era stata abbandonata dall’intero equipaggio. Salirono sul ponte, poi s’affrettarono ad issare coi paranchi l’imbarcazione, onde impedire ai selvaggi d’impadronirsene e piazzarono la spingarda sul cassero, caricandola a mitraglia.

– Signore – disse Wan-Horn, avvicinandosi al capitano, che gettava sguardi feroci sulle orde dei selvaggi affollate sulla spiaggia. – Credo che ormai più nulla ci trattenga in questa baia.

– Cosa vuoi dire, Horn?

– Che la miglior cosa sarebbe di sciogliere le vele ed andarcene prima che i selvaggi trovino il mezzo di giungere fin qui e tentare l’abbordaggio della giunca.

– E tu vuoi ch’io abbandoni i chinesi?

– Non ne avranno risparmiato uno, signore. Guardate: si accendono dei grandi fuochi sulla spiaggia.

– Ma noi non li lasceremo a divorare tranquillamente quei disgraziati, mio vecchio Horn. Abbiamo ancora una spingarda e i nostri fucili.

– Ed i selvaggi si ritireranno dietro le rupi e banchetteranno al riparo delle nostre palle.

– Ma credi tu che i chinesi sieno tutti stati uccisi?... Se ve ne fosse qualcuno vivo?...

– Lo si udrebbe a gridare o lo si vedrebbe. Gli antropo-