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104 'Capitolo Quattordicesimo.

— Per andarsene da quest’isola, signor Ioao. Orsù, ceniamo poi scenderemo il fiume fino alla foce per trovare la piroga. —

Quantunque molto inquieti per quella scoperta, mangiarono alcune banane e le gustarono assai essendo veramente squisite e molto profumate, poi si gettarono in spalla i fucili e si misero in marcia costeggiando il fiume.

La sera si appressava. Il sole era già scomparso dietro gli alberi delle foreste occidentali e le tenebre cominciavano ad addensarsi sotto i fitti fogliami.

Gli uccelli che fino allora avevano garrito, tacevano, nascosti sui più alti rami, mentre invece cominciavano a comparire gli uccelli notturni, rappresentati da certi brutti pipistrelli della specie dei vampiri lunghi venticinque o trenta centimetri, colla testa grossa ed armata di denti lunghi, cogli occhi neri e vivaci, il corpo peloso e le ali larghissime.

La foresta che fiancheggiava il fiume era foltissima e composta da una straordinaria varietà di piante.

Si vedevano crescere le une accanto alle altre stretti da festoni giganteschi di rotangs e di calamus. Vi erano gruppi di banani, di noci di cocco, di sagu, di alberi del pane già carichi di frutta, di mongoi, di niaulis e di mori papiriferi mescolati confusamente a cavoli palmisti, a cedri enormi ed a noci moscate allo stato selvaggio.

Il chinese e Ioao erano costretti ad interrompere sovente la loro marcia per cercare dei passaggi, che non sempre riuscivano a trovare.

Qualche volta si vedevano costretti a scendere in acqua e passare attraverso le radici delle rizophore per riguadagnare più sotto il margine della foresta.

Di quando in quando anche si arrestavano per ascoltare, temendo di essere stati seguìti da qualche orda di selvaggi, ma fino allora nessun rumore sospetto era giunto ai loro orecchi.

Tuttavia quella calma non rassicurava affatto il chinese.

— Se udissi dei rumori, sarei più contento e anche più tranquillo, — diceva a Ioao.

Dopo un’ora di penose marce, essi giungevano alla foce del fiume.

Attraverso uno squarcio della foresta si vedeva a scintillare il mare, illuminato da una splendida luna piena e tendendo gli orecchi si udiva anche il monotono gorgogliare delle onde mosse dalla marea.

Entrambi si erano arrestati, guardando attentamente le due rive ed i banchi di sabbia che ostruivano in parte il fiume.

— La piroga non c’è più, — disse Sao-King. — Quei bricconi ci hanno abbandonati.

— Che si sia spinta al largo per sorvegliare la flottiglia? — chiese Ioao.

— La si vedrebbe, mentre invece il mare è deserto.