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La caveran dei pesci-cani. 141

— Non riusciremo a nulla, signor Ioao, — rispose il chinese. — I selvaggi hanno dovuto farli rotolare pel pendìo ed erano in cinque col bandito. Come vorreste voi farli risalire, mentre noi non siamo che in due soli? Non vedete come sono enormi?

— Quei miserabili ci hanno sepolti vivi.

— Signor Ioao, andiamo a esplorare la galleria.

— Andiamo, Sao-King.

— Vediamo prima se vi sono dei selvaggi di guardia. È impossibile che ci abbiano lasciati soli.

Se sono partiti vuol dire che si tengono sicuri di noi e allora non ci rimarrà che attendere il loro ritorno.



CAPITOLO XX.

La caverna dei pesci-cani.


Il chinese, dopo d’aver provato, invano, di smuovere qualcuna di quelle enormi pietre accumulate dai selvaggi, accostò il viso ad una delle fessure, cercando di spingere gli sguardi verso il mare.

Sul cornicione, e nemmeno nella spaccatura, vi era alcuno, però non poteva vedere fino alla base del cono in causa di alcune rocce che limitavano lo spazio.

Sul mare invece non si scorgeva alcuna piroga e nemmeno lungo le spiagge dell’isola, molto visibili non essendo lontane più di tre chilometri.

— È impossibile sapere se il bandito ha lasciato qui qualche sentinella, — disse. — Il mio sguardo non può giungere fino alla cala riparata dalle scogliere.

— Non occupiamoci di costoro, — rispose Ioao. — Per ora non ci daranno fastidio. Esploriamo invece la galleria.

— Seguitemi, signor Ioao. —

Attraversarono la caverna e gettatisi a terra, si misero a strisciare entro quella specie di budello il quale era così stretto da permettere appena il passaggio e di forma molto irregolare.

Probabilmente si trattava di un canale tracciato dalle lave, perchè la materia vulcanica lo avvolgeva interamente formando anche in certi luoghi delle grosse bolle che si frangevano al solo contatto della mano.

Dall’estremità di quel tubo, venivano fragori assordanti. Pareva che delle onde si rompessero impetuosamente entro qualche profonda cavità forse contro le pareti di qualche caverna sottomarina.

Sao-King faceva sforzi prodigiosi per avanzare, essendo molto più corpulento di Ioao.

S’aggrappava alle fessure, alle pareti, ai crepacci, per far passare