Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
12 | Capitolo Secondo. |
Trecentoquaranta erano morti durante la traversata ed erano andati ad ingrassare i famelici pesci-cani.
E la Lady Montague, salpata con quattrocentocinquanta, giunta a destinazione con soli centocinquanta? E la Provvidenza partita con cinquecento chinesi che approda in America con soli quarantadue?
Talvolta non sono invece le malattie che sterminano quei disgraziati: sono il piombo e la mitraglia.
Spinti alla disperazione dai cattivi trattamenti, dalla fame e dalla sete, si sono veduti quei miseri rivoltarsi ferocemente all’equipaggio ed al suo capitano.
Quali massacri allora! Quali orrende carneficine!
Citiamo alcuni di questi fatti.
Sul Napoleone Canevaro e sulla Dolores Urgate, i coolies piuttosto che soffrire più oltre, incendiano le navi che li trasportano e si lasciano bruciare tutti.
Vendetta inutile perchè gli equipaggi erano riusciti a fuggire salvandosi sulle scialuppe.
Sulla Martha e sulla Teresa, i coolies, più fortunati dei precedenti, scannano parte degli equipaggi e riescono, dopo una lunga e perigliosa navigazione, a ritornare in Cina sbarcando sulle coste del Kwang-tun.
Su un’altra nave italiana invece, partita da Macao con cinquecento persone, i coolies tentano di guadagnare la coperta per vendicarsi dell’inumanità dell’equipaggio.
Ma il capitano per due ore li fucila nel frapponte, uccidendone trecento e facendo gettare ai pesci-cani i feriti ancora vivi!
E quante vittime fanno anche le tempeste ed i tremendi tifoni del mare della China e del Tonchino!
Si ricorda ancora la Dora Temple, partita dalle coste dell’Annam, inabissatasi cogli ottocentocinquanta arruolati che stipavano il suo frapponte!
· | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · |
· | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · |
Il capitano Carvadho, comandante dell’Alcione, nave di millecinquecento tonnellate, attrezzata a barco, avuto sentore dei lauti guadagni che facevano i suoi colleghi dedicatisi al trasporto dei Coolies aveva creduto bene d’imitarli.
Un tempo era stato negriero. Per lunghi anni aveva visitati ogni sei mesi i piccoli porti della Costa d’Oro, trasportando nelle fazende brasiliane un gran numero di negri e sfuggendo sempre felicemente alla sorveglianza degl’incrociatori.
Crescendo il numero di quelle navi armate di buoni cannoni e di aggueriti equipaggi, il capitano Carvadho che ci teneva alla propria pelle e che aveva un immenso orrore per le corde a nodo sospese alle antenne, un bel giorno aveva dato un addio alle coste africane e se n’era andato nei mari della China.