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14 Capitolo Terzo.


CAPITOLO III.

Un barbaro supplizio.

Il capitano Carvadho, vedendo comparire sulla tolda Sao-King, il capo dei coolies, che tutti ormai credevano appestato avendo portato il morto, come si disse gli si era precipitato incontro impugnando la pistola.

— Se mi tocchi, ti uccido! — gli aveva gridato con voce strozzata dal terrore.

Il commissario, sapendo con quale uomo aveva da fare e temendo che la morte del capo degli arruolati scatenasse l’uragano che già muggiva sotto i piedi dell’equipaggio, si era slanciato rapidamente innanzi, frapponendosi fra i due uomini.

— Voi non toccherete quel chinese! — aveva gridato, mettendosi dinanzi alla pistola. — Un assassinio dinanzi a me, mai!... Io rappresento il governo!...

— Al diavolo il vostro governo! — gridò il capitano. — Ho le tasche piene del vostro Perù!

— Vi dico che non ucciderete quell’uomo! È sotto la protezione della bandiera peruviana.

— Se a voi garba pigliarvi la peste, riconducetelo nel frapponte. Nè io, nè alcuno dei miei marinai lo toccheranno.

D’altronde la faccenda non sarà lunga. Una palla nel cranio e poi con un gancio lo butteremo ai pesci-cani.

Se la peste c’è a bordo, che rimanga nel frapponte. —

Il signor de Ferreira dinanzi a così ributtante ferocia, impallidì.

— Vivaddio! Deponete quell’arma! — gridò.

— Eh! Eh! — ghignò il gigante. — Diventate molto tenero, signor de Ferreira, per queste pelli-gialle.

— Io rappresento la civiltà ed un governo.

— Parole vuote per me.

— E l’umanità.

— Bella cosa!... Orsù, finiamola!... La peste mi fa paura! — Aveva rialzata l’arma mirando il chinese, ma il commissario, a rischio di prendersi la scarica in pieno petto, con un gesto fulmineo gli aveva strappata la pistola gettandola sopra il bordo.

Il gigante aveva mandato un vero ruggito.

— A me i malesi! — gridò. Sette od otto uomini color del mattone rosso cupo a riflessi olivastri, quasi interamente nudi, si erano staccati dalle murate levando dalle cinture i loro lunghi pugnali a lama serpeggiante, armi terribili nelle loro mani.

In quell’istante il giovane de Ferriera, che fino allora aveva assistito a quella scena senza parlare, con un rapido movimento si era slanciato verso il fratello, dicendo con voce risoluta: