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256 Capitolo Trentacinquesimo.

da Dik, il quale oltre la scure aveva raccolta la torcia lasciata cadere dal bandito ucciso dal gigante.

Ioao e Sao-King li avevano seguìti, pronti a coprire la ritirata. Fortunatamente però nessun bandito era più tornato nella caverna, anzi si erano spenti i lumi che ardevano nell’altra ed i canti e le bestemmie erano a poco a poco cessate.

Si ritiravano rapidamente, quasi correndo, per paura di trovare ormai l’ultima galleria invasa dalle acque.

Dik aveva accesa la torcia ed illuminava la via. Era ansioso di giungere al torrente perchè sapeva che quando la marea era alta, straripava riversando le sue acque nelle gallerie inferiori.

Mentre fuggivano Joe, in poche parole, aveva informato Cyrillo degli avvenimenti accaduti durante la sua prigionia e dell’incontro fortunato di Ioao e di Sao-King colla Groninga.

— Voi siete salvo, — aveva concluso il bravo marinaio. — Più tardi lo sarà anche il signor Vargas, ve ne do la mia parola.

Avevano allora raggiunto la seconda galleria, quando un cupo rombo giunse agli orecchi di Dik.

— Cattivo segno, — disse a Ioao che lo aveva raggiunto. — La marea monta rapidamente ed il torrente sta per straripare.

— Fra mezz’ora saremo fuori, — disse il giovane. — Anche se l’acqua ci giungerà al petto non ci arresteremo.

— Sia, però il pericolo può diventare grave.

— Lo sfideremo. Se fossimo costretti a ritornare, il pericolo sarebbe forse maggiore, perchè i banditi conoscono almeno una parte di questo passaggio.

— E potrebbero domani ritornare per accertarsi della morte del gigante, — aggiunse Sao-King.

— È vero, — disse Dik, tentennando tuttavia il capo.

Il rombo diventava intanto sempre intenso, ripercuotendosi sotto le vôlte.

Pareva che il torrente fosse diventato un fiume impetuosissimo e che fosse già uscito dal suo letto.

— Presto, — ripeteva Dik. — Presto!

— Spezzatemi la catena, — disse Cyrillo, udendo Joe ansare.

Un colpo di scure basterà e andremo più velocemente.

— Sarà meglio, — rispose il marinaio. — Il terreno è così malagevole che m’impedisce di correre con un carico sulle braccia.

Depose il commissario, fece accostare la torcia ed impugnata la scure, con due colpi fece saltare gli anelli.

— Grazie, — disse Cyrillo. — Orsù, di corsa.

Ripartirono velocemente, saltando via i crepacci che andavano riempiendosi d’acqua come se quel suolo fosse composto di rocce porose e giunsero finalmente sulle rive del torrente.

L’acqua si era alzata d’un buon metro; lambiva i margini del canale ed era diventata rapidissima. Ancora pochi minuti e do-