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52 | Capitolo Settimo. |
— Viva Sao-King! Viva il nostro capitano. —
Un momento dopo quindici o venti uomini uscivano dal quadro portando delle torce accese, seguìti da tutta la turba ancora armata di scuri, di ramponi, di coltelli e di manovelle.
L’ufficiale argentino vedendoli avanzarsi come una banda di diavoli scatenati, ebbe un dubbio.
— Che Sao-King ci abbia promessa la vita per coglierci inermi? — pensò. — Ah! Vivaddio, non ci lasceremo scannare come montoni e se dobbiamo morire, salteremo tutti insieme. —
Sul castello vi erano ancora due barili della capacità di quaranta libbre ciascuno, ripieni di polvere e che i marinai non avevano potuto imbarcare.
Afferrare una scure e sfondarli fu l’affare d’un istante.
— Cosa fate, signor Vargas? — chiese il commissario.
— Prendo le mie precauzioni, signor de Ferreira — rispose l’argentino.
Ciò detto staccò uno dei due fanali regolamentari e l’accese, tenendolo aperto.
I chinesi erano allora giunti sotto il castello e si preparavano a scalarlo.
— Fermatevi! — gridò l’ufficiale con voce tuonante. — Se fate un passo ancora, faccio saltare la nave.
Sao-King si era fatto innanzi.
— Che cosa significa questa minaccia? — chiese, con stupore.
— Vedo che i tuoi uomini sono ancora armati, — disse l’argentino. — Noi non dobbiamo quindi credere ciecamente alle tue promesse.
— Avete torto, — rispose il chinese. — Io giuro solennemente di mantenere ciò che ho detto: voi non avrete nulla da temere da parte nostra. —
Quindi volgendosi verso la turba, disse con voce che non ammetteva replica:
— Gettate le armi: la nave ormai è nostra e la battaglia è finita.
Mentre i chinesi obbedivano senza fare alcuna osservazione, s’arrampicò sul castello, strinse la mano all’ufficiale ed a Ioao, poi si accostò al commissario che si era seduto su un mucchio di cordami.
— Signore, — disse con una certa nobiltà, — mi rincresce che uno dei miei uomini vi abbia ferito, ma noi tutti avremo cura di voi e facciamo voti per la vostra guarigione.
— Grazie Sao-King, — rispose il signor de Ferreira. — Ci eravamo ingannati dubitando della tua riconoscenza.
— Non ho dimenticato il giorno in cui voi e vostro fratello affrontaste il capitano per difendermi.
Lasciate che i miei uomini vi portino nella vostra cabina.
— Lo condurremo noi, Sao-King – disse l’ufficiale. — Aiutatemi, signor Ioao. —