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La nave dei morti. 59

meno intense, si udiva di quando in quando un rumor strano, sordo: era ancora il richiamo del mare.

L’oceano intanto montava. Le onde diventavano più frequenti, più irose e si coprivano di spuma.

Delle strane luci, prodotte forse dalla presenza di qualche banda di gliisitus fulgidi o d’altri pesci fosforescenti, apparivano e scomparivano rompendo per un momento l’oscurità dei marosi.

Erano guizzi verdastri che talvolta diventavano azzurro pallidi come se fra quei pesci che le onde travolgevano, vi fossero anche delle meduse.

La nave, col suo lugubre carico, trabbalzava disordinatamente sulle creste, mentre le raffiche si seguivano con mille urli e con certi ruggiti da dominare talvolta i tuoni.

I suoi fianchi, incessantemente percossi, facevano udire gemiti lamentevoli. I puntali gemevano ed i madieri scricchiolavano.

In coperta lo spettacolo era orribile. Sotto quei continui rullii che diventavano sempre più impetuosi, i cadaveri balzavano, correvano, rotolavano da una murata all’altra, accumulandosi e disgregandosi.

I codini saltellavano in aria come fruste, s’intrecciavano, poi ricadevano inerti.

Era una danza macabra che faceva gelare il sangue ai superstiti, lottanti contro l’uragano e contro la morte.

— Potessero almeno le onde spazzarli via, — disse il signor Vargas al commissario che si teneva aggrappato disperatamente alla ribolla onde resistere alle scosse disordinate della nave.

— Non tarderanno ad andarsene, — rispose questi. — I marosi già balzano sulle murate.

— Ed hanno appena cominciato ad alzarsi, signor de Ferreira.

— È proprio un ciclone quello che ci minaccia?

— Sì signor Cyrillo.

— Potremo mantenere la nostra rotta?

— Lo spero; il vento ci caccia verso il sud-ovest.

— Resisterà la nave?

— Confidiamo in Dio; siamo nelle sue mani.

— Vedete mio fratello?

— È a prora con Sao-King, — rispose l’argentino. — Ho dato loro ordine di calare anche la trinchettina e se ne avremo bisogno di sventrare anche la gran gabbia.

— Mi sembra che la nave tenga bene al vento.

— Sì, signor de Ferreira, sì per ora, ma dopo? Il ciclone non è ancora piombato su di noi.

— E le scialuppe dei vili che ci hanno abbandonati?

— Dubito che possano resistere, signor Cyrillo. Se non hanno trovato qualche rifugio, andranno a picco.

— Vi era qualche isola vicina a noi?

— Sì, uno scoglio chiamato la Rocca Fumante.