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58 Capitolo Ottavo.

— Come un gabbiere.

— È necessario ammainarle tutte. Non conserveremo che la gran gabbia. —

Il chinese aveva alzata la testa poi l’aveva abbassata guardando l’oceano.

— Una cattiva tempesta — disse. — Si direbbe che sta per scoppiare un tifone simile a quelli che devastano il mar giallo.

— È un vero ciclone.

— Da quante ore è partito l’avvelenatore?

— Da quattro.

— Possa quest’uragano travolgere le sue scialuppe! — esclamò Sao-King con un sorriso sinistro.

— Alla manovra, Sao-King; Ioao ti aiuterà.

— Ed il commissario?

— Non potrà essere pel momento di nessuna utilità. È troppo debole.

— È vero, mi ero scordato della sua ferita.

— Affrettiamoci: il ciclone s’avvicina a rapidi passi. Odi questo muggito che s’alza dal largo? È quello che gl’inglesi chiamano il richiamo del mare. — Brutto segno, Sao-King.

Il chinese, che aveva navigato parecchi anni prima di diventare capo dei coolies, comprendeva perfettamente che non vi era tempo da perdere.

Le prime raffiche giungevano già, facendo crepitare le vele rimaste tese durante la rivolta, eccettuati i pappafichi ed i contropappafichi stati serrati la notte precedente.

Mentre l’ufficiale accorreva a poppa per mettersi al timone, dove già lo aveva preceduto il commissario per aiutarlo nel limite delle sue forze, Sao-King e Ioao avevano cominciato ad ammainare i flocchi e gli stragli, quindi chiusero la randa e la controranda.

Il giovane peruviano, se non era veramente un marinaio, ne aveva tutti i requisiti ed aveva imparata facilmente la manovra durante i suoi viaggi col fratello.

Dotato d’un’agilità straordinaria e d’una muscolatura robusta, malgrado la sua giovane età, poteva competere col chinese.

Ben presto anche le vele di trinchetto e parrocchetto e quella maestra vennero serrate, non lasciando spiegata che la gran gabbia ed una trinchettina sul bompresso.

Avevano terminata quella faticosa manovra, quando le raffiche cominciarono ad aumentare di violenza.

La nave dei morti aveva virato di bordo lentamente per volgere la poppa al ciclone e fuggiva verso il sud-est, per tenersi lontana dai pericolosi paraggi delle Tonga-Tabù e dalle Figi, situate un po’ più a settentrione.

Dal largo, quando i tuoni tacevano e le raffiche diventavano